venerdì 12 aprile 2013

Amicizia: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio?

Ascoltiamo le parola di Ambrogio nel De officiis:
«Cos’è l’amico se non un compagno nell’amore, cui tu  puoi legare e accoppiare la tua anima, e unirti a lui in modo tale da desiderare di fare di due esseri uno solo, al quale ti confidi come a un altro te stesso, dal quale non temi nulla, al quale, per tuo vantaggio, non chiedi nulla di male?

L’amicizia non è un negozio di profitti materiali, bensì è piena di rispetto e di grazia. È una virtù, non una ricerca; non la si acquista col denaro, ma per favore; non offrendo un prezzo, bensì impegnandosi a fondo».

E ancora afferma nella stessa opera:
«Custodite, figli miei, questa amicizia che avete intrapreso con i vostri fratelli, poiché nulla al mondo ha più bellezza di essa. È un conforto in questa vita conoscere un amico cui aprire il tuo cuore e confidare i tuoi intimi segreti, parlare con un uomo fedele che si rallegra della tua prosperità, si duole della tua tristezza e ti sostiene nelle persecuzioni».

Diamo ora un sguardo alla concezione dell’amicizia cristiana in Agostino. Egli conosce la definizione di Cicerone nel De amicitia: “accordo nelle cose divine e umane in benevolenza e carità”. Agostino aggiunge almeno 4 aspetti al concetto di amicizia pagano:

1 - Dio è l’autore dell’amicizia e colui che la dona:
«Non esiste vera amicizia se tu non fondi insieme». (Conf.)

2 - L’amicizia deve essere stabile in Dio:
«Se ti piacciono le anime, in Dio amale poiché sono mutevoli anch’esse, ma in lui si fissano stabilmente, mentre altrove passerebbero e perirebbero». (Conf.)
«Nessuna amicizia è fedele se non in Cristo. È in Lui solo che essa può essere felice ed eterna». (Contra duas epistolas Pelagianorum)
«Ama veramente il suo amico colui che ama Dio nel suo amico, perché egli vive in lui o per il quale vive in lui». (Sermones)

3 - L’amicizia cristiana è trasfigurata dalla grazia:
«In lui amale dunque, rapisci a lui con te quante altre anime puoi e dì loro: Amiamolo». (Conf.)

4 - L’amicizia non attingerà la sua perfezione che in cielo:
«Ci lascia la sua pace affinché non ci giudichiamo a vicenda delle nostre colpe occulte, finché siamo in questo mondo; ci darà la sua pace quando svelerà i segreti dei cuori. Esiste pure per noi una pace tra noi, in quanto crediamo di amarci a vicenda; ma neppur questa è pace piena, perché reciprocamente non possiamo vedere i pensieri del nostro cuore. Allora nulla dei nostri cuori rimarrà occulto». (Tract. sul Vangelo di Giovanni)

«Vedi, dunque, in chi si manifesterà la vera pace […] per tutti coloro che si amano in questa vita e sono uniti da legame di amicizia, ma che malgrado la presenza dei corpi  e l’accordo delle anime non possono conoscere l’unione perfetta». (Epistole)

Altri tre aspetti fondamentali dell’amicizia vera e piena sono:
- la necessità della concordia nelle cose divine,
- l’eternità dell’amicizia,
- lo scopo dell’amicizia in Dio stesso.

Lasciamo parlare le parole di Agostino:
«Non può esistere pieno accordo tra le cose umane tra amici che sono in disaccordo nelle cose divine. Colui che disprezza queste ultime, stima le cose umane e divine diversamente da come dovrebbe; e quello che non ama Colui che ha fatto l’uomo, non ha imparato ad amare l’uomo come si conviene».

«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; e il tuo prossimo come te stesso. Il primo è l’accordo sulle cose divine, il secondo sulle cose umane, unito alla buona volontà e all’amore. Se tu possiedi fermamente ambedue le cose con me, la nostra amicizia sarà vera ed eterna. Essa non ci unirà solamente tra di noi, ma ci unirà anche con il Signore».

«Felice […] chi ama l’amico in Te […]. L’unico a non perdere mai un essere caro è colui che ha tutti cari in Colui che non si può perdere».
«Infatti non c’è vera amicizia se non quando l’annodi tu tra persone a te strette col vincolo della carità diffusa nei nostri cuori ad opera dello Spirito Santo che ci fu dato».

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