Dal Vangelo secondo Matteo (22,1-4) - XXVIII domenica del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai
capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo
figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi
non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho
preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e
tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono
chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li
insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece
uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano
degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete,
chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti
quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di
commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava
l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito
nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e
piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di
denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
COMMENTO
Si
chiama “dress code”, che tradotto significa “codice d’abbigliamento”, il tipo
d’abbigliamento richiesto per una festa, per un happening o per partecipare ad un
evento: “Casual”, “formal”, e così via.
Quando venne Obama a Milano si richiese ai
partecipanti “camicia senza cravatta”. Alla festa di nozze con Cristo sposo è
richiesto invece: “abito nuziale”. Domanda: come dovrà essere fatto questo
abito nuziale? Perché più o meno tutti coloro che si interessano a Cristo e al
messaggio del suo Vangelo, vorrebbero partecipare a questo grande banchetto che,
si dice, sarà proprio “la fine del mondo”!
La
simbologia nuziale in realtà non è rara nei testi sacra e attraversa un po’
tutta la Bibbia: dalla prima coppia Adamo-Eva, alle nozze escatologiche (cioè
alla fine del mondo) tra Cristo-sposo e la Chiesa-sposa. Nel libro
dell’Apocalisse troviamo la profezia della Gerusalemme celeste, simbolo della
Chiesa, che è vista “scendere dal cielo, da presso Dio, pronta
come una sposa adorna per il suo sposo” (Ap 19,7) il Cristo.
Ma sempre nell’Apocalisse troviamo ancora
un’altra immagine in cui si annunciano le nozze dell’agnello (il Cristo) con la
sua sposa (sempre la Chiesa) e nella visione profetica raccontata dall’autore
dell’Apocalisse c’è una folla immensa che grida a squarcia gola: “Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la
gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa si è preparata.
Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino
fino sono le opere giuste dei santi» (Ap 19,7-8). Qui capiamo dunque come deve essere fatto l’abito
nuziale: di lino fino perché il lino fino sono le opere giuste dei santi.
Nella parabola raccontata da Gesù il papà dello
sposo, sdegnato dal rifiuto degli invitati, manda i suoi servi a chiamare tutti
quelli che troveranno per strada “…cattivi e buoni”. Tutti divengono invitati,
anche i cattivi, ma una sola condizione è richiesta: rivestirsi della giustizia
di Cristo. La giustizia dell’uomo non può bastare per gustare il banchetto
nuziale del Regno di Dio. Il Signore Gesù ci dona il suo abito, la sua veste di
lino, il suo cuore nuovo, perché noi possiamo amare come Lui ha amato. Di qui
la gravità del rifiuto dell’abito nuziale che significa il non accettare la
novità di Cristo, o se vogliamo il non accettare il fatto di aver bisogno di essere
rivestiti della sua misericordia, della sua salvezza. Noi non ci salviamo da
soli, solo Cristo può farlo e le nostre scelte di vita testimonieranno il
nostro assenso alla sua Grazia!
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