di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo
secondo Marco (Mc 16,15-20)
In quel tempo,
[Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate
il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi
non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli
che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove,
prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro
danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla
destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva
insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
COMMENTO
Jurij Alekseevič Gagarin fu il primo uomo a navigare nello
spazio per più di un’ora in quel famoso 12 aprile 1961 che segnò un
importantissimo passo nella cosiddetta “conquista” dello spazio. Al suo ritorno
sulla terra dichiarò però di non aver visto, lassù al di sopra dei cieli,
nessun Dio. L’affermazione è interessante! Forse che Gagarin aveva letto questo
brano di Vangelo e si aspettava di incontrare il Signore Gesù seduto alla
destra di Dio? Sta di fatto comunque che la sua costatazione non turba la
nostra fede, in nessun modo, perché noi sappiamo che i Cieli nei quali Gesù
risorto è asceso non sono i milioni di Km di spazio intorno al nostro pianeta,
ma la sua esistenza in spirito. Ci conforta in ogni caso che non abbia visto
nemmeno delle sedie vuote!
Ricordiamo il dialogo
al pozzo di Giacobbe della Samaritana con Gesù quando quest’ultimo afferma
chiaramente che “Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in
spirito e verità” (Gv4,24), quindi né sul monte Garizim dei Samaritani, e
neppure sul monte Sion (cioè Gerusalemme). Il Dio fatto uomo, dopo la vicenda
terrena e aver superato lo scandalo della morte con la sua morte e
risurrezione, ritorna nella sua “dimora” eterna, nella piena comunione
trinitaria di Dio.
Vediamo bene che allora anche il termine “ritornare”
sarebbe improprio perché Gesù, Figlio di Dio, non è mai stato fuori dalla
comunione di Dio, ma è appunto la sua natura umana che ritorna con Lui nella
pienezza dell’amicizia divina, dopo l’allontanamento-raffreddamento dei
rapporti causato dal peccato. Capiamo dunque la bellezza e la grandezza dell’Ascensione, di
quest’ultimo momento della storia umana di Gesù di Nazareth. Costui non ha
fatto una semplice passeggiata qui sulla terra; ben di più Egli ha fatto
trionfare il suo amore divino, che è da sempre e per sempre, anche nelle
vicende ingarbugliate e intorbidite della nostra storia umana.
Il Figlio di Dio fattosi uomo ci ha restituito la
figliolanza perduta e con Gesù, in Gesù, e per Gesù, la nostra umanità è
tornata ad essere per sempre, e senza più possibilità di una nuova caduta,
nella piena amicizia di Dio che possiamo vivere ovunque e in ogni momento.
I Cieli allora, dove noi collochiamo il “Padre nostro”, non
sono sopra le nostre teste ma nelle profondità dei nostri cuori, laddove Gesù
risorto e vivo continua ad essere presente in noi per farci respirare in ogni
avvenimento di questo pellegrinaggio terreno il suo stesso respiro d’amore che
lo unisce al Padre. Il Signore agiva e agisce anche oggi con tutti i suoi
discepoli, accompagnando con segni e prodigi la loro missione proprio perché
non più limitato in una corporeità determinata, ma presente in spirito nel
cuore di ognuno.
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