Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-13) –
XV Domenica del tempo ordinario
In
quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava
loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio
nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di
calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque
entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche
luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la
polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
COMMENTO
Sarà
sufficiente ai dodici discepoli di Cristo costituiti come apostoli, cioè
inviati, appoggiarsi alla Parola del loro Maestro, alla sua autorevolezza e
divina potenza: andare a due a due permetterà loro in tutti e tempi e luoghi
del mondo di custodire il dono della comunione, quella Comunione di cui Dio
stesso è la sorgente e la sostanza, e sconfiggere così il male della divisione,
prima e più grave opera dello spirito impuro, il Maligno.
Il
bastone che il Signore permette loro di prendere per il viaggio servirà meno a
sostenere la fatica del cammino e molto più a far memoria che con un simile
bastone il profeta Mosè aprì le acque del Mar Rosso, facendo camminare in terra
asciutta il popolo di Israele, e il sacerdote Aronne fece scaturire acqua da
una roccia. Ricorderà loro che il Signore sarà sempre presente e operante nella
loro missione con l’acqua della sua Grazia e il pane della sua Provvidenza, a
condizione di non cedere alla tentazione della consegna alla potenza dei mezzi
umani.
Proprio
nella seconda lettura di Domenica scorsa San Paolo ci ricordava, scrivendo ai
cristiani di Corinto che “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor
12,10). La fiducia nella presenza del Signore mal si concilia con la fiducia
nelle proprie forze, nella forza economica o nella forza di alchimie politiche.
Gli
apostoli di allora come quelli di oggi sono chiamati, senza alcun dubbio, a
servirsi dei mezzi ordinari che la tecnica, le relazioni umane e il progresso
offrono loro, ma la fiducia del loro cuore dovrà essere sempre radicata nella
parola del Maestro. In ogni tempo e luogo ogni cristiano, ogni
discepolo-missionario del Cristo, dovrà ripetere l’atto fondamentale di
affidamento del pescatore-apostolo Pietro: “sulla tua parola getterò le reti”
(Lc 5,5).
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