Dal
Vangelo secondo Marco (13,24-32) – XXXIII domenica del tempo ordinario
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella
tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle
cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora
vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti,
dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico
imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le
foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere
queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico:
non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la
terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o
a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il
Padre».
COMMENTO
Scriveva un filosofo dell’800: «La nave è
in mano al cuoco di bordo. E ciò che trasmette il megafono del comandante non è
più la rotta ma ciò che mangeremo domani». Chissà cosa direbbe oggi questo
pensatore! Senza andare tanto lontano ma fermandoci ad ascoltare i nostri
vicini, parenti e amici, capiamo che non interessa andare a fondo nella
comprensione di ciò che stiamo vivendo, della direzione che stiamo dando alla
nostra vita, alla nostra società, e soprattutto della direzione che altri
stanno dando al nostro tempo.
Proprio perché siamo interessati
soprattutto a quello che si mangerà, non siamo attenti ai segni dei tempi, a
quella pianta di fico il cui ramo tenero annuncia imminente l’estate. Ci è
risparmiato indovinare quale sarà il giorno ultimo del giudizio finale in cui
Cristo tornerà a giudicare i vivi e i morti, tanto più che neppure Gesù ha
detto di conoscerlo; ma quanto meno in tanti eventi e situazioni riceviamo
segni ben più eloquenti di un ramo di fico che preannuncia cambio di stagione;
dovremmo avvertire la temporaneità e l’instabilità delle tradizionali certezze.
Il grande gestore di fondi di investimento Soros diceva che per l’uomo ci sono
solo due investimenti sicuri: il mattone e i figli, intendendo per mattone gli
investimenti immobiliari. Ora neanche più la case sono sicure e provocano più
tasse che profitti e neanche sui figli si investe. Su cosa stiamo investendo?
In quale direzione conviene orientare la navigazione?
Siamo sempre molto connessi, molto
informati su tutto, ma pochissimi e pochissimo si occupano di cogliere il senso
degli eventi, e in quale direzione sta girando il vento. Papa Francesco ci ha
detto che viviamo non un’epoca di cambiamenti ma un cambiamento di epoca. Quale
epoca ci lasciamo alle spalle, e verso quale epoca ci stiamo incamminando?
Ulisse era un navigatore che viaggiava su
e giù per i mari ma aveva un’isola, Itaca, da cui era partito e alla quale
voleva ritornare. Qual è la nostra origine, e dove vogliamo approdare. Gesù
figlio di Dio ci rivela una paternità e a quella paternità ci vuole orientare
perché in quel cuore troveremo finalmente pace, conforto e consolazione. Non
sarà forse il caso di spegnere i megafoni di bordo e in un sobrio digiuno dal superfluo
del mondo ritrovare la voce di quel Padre dei cieli che ci dice: “io sono con
voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo!”. (Mt 28,20)
Nessun commento:
Posta un commento
Lasciate un commento