venerdì 13 dicembre 2019

A Buon intenditor poche parole

 
III Domenica di Avvento – 15 dicembre 2019 – anno A


Dal Vangelo di Matteo (11,2-11)

 In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
 Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
 

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
 

In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
 




COMMENTO di fra Damiano Angelucci da Fano
 

Possiamo cominciare a leggere questo passo dal fondo, dalle ultime parole di Gesù. Questi afferma che Giovanni Battista è il più grande tra i nati da donna, ma anche che  il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Il più piccolo in assoluto, per il suo abbassamento dalla potenza divina all’umiltà della condizione umana, è lo stesso Gesù. Chi più di lui ha percorso un itinerario di abbassamento e di umiliazione? Chi più di lui in Israele sarà offeso, disonorato, flagellato e percosso?
 

In forza del suo abbassamento alle condizioni più disonorevoli delle sorti umani, Gesù è in grado di farsi vicino a tutti, di portare la vicinanza di Dio dove nessun uomo per quanto grande, magnanimo e penitente, sarebbe potuto arrivare, neppure Giovanni Battista. Nel suo essere Dio ma allo stesso tempo uomo, Gesù è capace di toccare, risanare, ricreare, in una parola: redimere, tutta quella parte di umanità afflitta, sfinita e sofferente. Al riguardo Gesù dirà anche: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28).
 

I segni straordinari compiuti dal Signore: guarire i ciechi, resuscitare i morti, annunciare la buona notizia ai poveri, dovevano bastare al Battista per trovare conferma alla domanda recapitata a Gesù che in sostanza voleva dire: “Sei tu il nostro liberatore oppure no?”
 

Se vogliamo, quelle guarigioni hanno avuto una portata molto limitata, ma è significativo che quei segni erano ciò che gli ebrei aspettavano e avevano appreso dalle promesse degli antichi profeti. Dunque Dio, nella persona di Gesù, si è reso vicino agli uomini, in modo definitivo e risolutivo. D’ora in poi in Lui, cioè nel Cristo morto-risorto, ed eternamente stabilito nella gloria di Dio, nella sua Grazia, ogni uomo, compreso lo stesso Giovanni Battista, potrà rinascere dall’Alto, divenire grande, libero da ogni male, e alla fine di questi giorni, felice per sempre.

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