Dal Vangelo di Giovanni (14,15-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
COMMENTO a cura di fra Damiano Angelucci
Le parole di Gesù di questo brano sono come un ponte tra l’evento della resurrezione e quello dell’Ascensione e della Pentecoste che celebreremo le prossime due domeniche.
Gesù parla di un altro Paràclito, di un altro consolatore che il Padre donerà. Si parla di un altro rispetto a qualcuno che evidentemente c’è già, e questo qualcuno è proprio Gesù che sta parlando. Gesù è la grande consolazione, il grande Paràclito, o avvocato - come si potrebbe definire - venuto a salvare il popolo di Dio. Le sue parole, i suoi gesti, le sue guarigioni, i suoi inviti alla fiducia nella misericordia di Dio Padre sono già una grande consolazione. Tramite lui da subito il Regno di Dio si rende presente in mezzo agli uomini che lo accolgono.
Tuttavia, tutto questo appena detto sarebbe ancora troppo poco, se oltre e dopo la resurrezione di Gesù non ci fosse altro, se non ci fosse la possibilità di una relazione ancora più intima tra Gesù e i discepoli; e questa si realizza esattamente nel dono dello Spirito Santo, lo Spirito della verità che procede da Dio Padre, origine di tutto.
Solo dopo l’Ascensione al cielo di Gesù, solo dopo la sua scomparsa dalla realtà visibile si rende possibile la sua presenza spirituale, e quindi reale, nel suo nuovo corpo che è la Chiesa, fatta del corpo di tutti i battezzati. Unicamente con tale presenza spirituale, inaugurata dalla pentecoste, l’Altro consolatore, lo spirito di Dio, vive e regna nell’ambito di quella dimensione così intima della vita dell’uomo che gli autori spirituali chiamano “cuore”.
Non siamo soli, non lo saremo mai più. Lo Spirito del Signore discretamente bussa sempre alla porta della nostra vita, per dimorare con noi e soprattutto, in noi. Aprirgli la porta significa accettare la sua proposta di vita, vivere secondo il comandamento dell’amore che Lui per primo ha incarnato, annunciato e vissuto.
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