I Domenica di Avvento/B – 29 novembre 2020
Dal Vangelo secondo Marco (13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Commento a cura di Emanuela Mori da Offida (Redazione on line www.legraindeble.it)
Diversi anni fa, mia madre, impegnata in altri servizi, mi lasciò alle poste di una città di provincia per pagare la tassa sull'immondizia che scadeva quel giorno. Era giorno di pensioni e di pagamenti, e le poste erano molto affollate, ma noi dovevamo assolutamente pagarla, non si poteva rimandare.
Entrai nel primo pomeriggio. Dato che l'attesa era lunga, mi misi a sedere vicino ad un'anziana che aspettava il suo turno. Aveva dei biglietti appoggiati su un tavolino davanti a lei. Ogni tanto qualcuno, innervosito, usciva e lasciava un biglietto. L'anziana mi porse un biglietto dal numero più basso di quello che avevo io, mi sorrise e facemmo amicizia. A chi era appena entrato e, sconsolato, riconosceva di avere un numero molto alto, davamo un biglietto con un numero più basso, e il loro sconforto si alleviava.
Così passammo diversi minuti, finché fu il turno della signora, la quale con un sorriso mi salutò e mi lasciò il banchetto con i numeri, che smistavo tra i nuovi avventori dell'ufficio postale. In orario di chiusura, stremata, riuscii a fare la mia commissione, dopo ben tre ore e mezza di attesa. Sarà una idea bislacca, ma da allora paragono il Purgatorio a quel giorno infinito alle Poste...
Sì, Avvento tempo di attesa, sì, restare svegli, ma non senza fare niente aspettando che il tempo passi o maledire il fatto di dover aspettare così tanto alle Poste. Come uso il mio tempo? Per lamentarmi o per fare qualcosa di buono e di bello?
Riempire la vita di gesti di amore verso il prossimo (il traffico di biglietti), di gesti d'amore verso Dio restando lì dove siamo, su quella sedia quel pomeriggio, senza andarcene buttando il nostro biglietto e con esso l'occasione di un incontro. “Restare” nella preghiera anche quando si fa dura. Riconoscere nella nostra vita quegli “angeli” che il Signore manda per insegnarci “come si fanno” i gesti di amore. Angeli che quando se ne vanno sembrano dire: “ora va'... e fa' anche tu altrettanto!”.
Allora la nostra quotidianità non sarà addormentata e noiosa, ma tutto nella vita ci dirà: “S-veglia! Il Signore è vicino!”.
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