di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Giovanni (3,16-18) - Festa della Santissima Trinità
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il
suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita
eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per
giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non
crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito
Figlio di Dio.
COMMENTO
Se qualcuno chiedesse quale mondo Dio ha amato, dovremmo
rispondere senza esitazione: questo, il nostro, proprio quello che stiamo
calpestando e dove stiamo respirando. Fino a che punto lo ha amato? Fino a dare
la vita del suo unico Figlio. Dio ha amato questo mondo, l’opera delle sue
stesse mani, quella creazione e quella natura umana così perfette appena uscite
dalle sue mani, e così deturpate dopo che l’uomo ha girato le spalle al suo
Creatore, pensando di potersi appropriare della conoscenza del bene e del male.
Quando leggiamo o sentiamo di atti di violenza o di guerre lo
scoraggiamento ci potrebbe far dire: “...Ma questo mondo è tutto da rifare!” A
volte in effetti varrebbe più la pena rifare da nuovo che restaurare. Dio non
dice questo; Dio dice: “salviamo questo mondo qui. Voglio dare la vita per
questo mondo qui, non ne voglio fare un altro. Voglio salvare e guarire questi
uomini e il loro mondo”. Dio entra nell’umanità, ci dona suo Figlio e in Lui è
rifatta una nuova umanità, sempre partendo dalla stirpe di Adamo e Eva.
L’amore paziente di Dio non ha confini
e Cristo è venuto a restaurare la figliolanza perduta realizzandola nella sua
persona, ridandoci l’immagine della creatura perfetta che sa porsi nel giusto
modo, quello dell’obbedienza filiale, di fronte alla paternità di Dio. Chi si è
incarnato ed è venuto in mezzo a noi è proprio il Figlio di Dio, perché dovevamo
imparare anzitutto non tanto ad essere padri, o ad essere spirito, ma ad essere
figli, imparando da lui la via
dell’eternità, quella di chi riconosce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna
nella via dell’amore che è dono di sé.
Proibito scoraggiarsi, dunque, perché “Chi
crede in lui non è condannato”; finché c’è vita su questa terra, l’offerta di
salvezza resta valida; Lui continua ad amare tutti, continua ad amare le
vittime della crudeltà umana, continua ad amare le vittime delle povertà
morale; Lui non si stanca di sognare ed è questo sogno instancabile di Dio che
spinge all’audacia missionaria, alla passione evangelizzatrice, alla virtù
della speranza. “Egli che non ha risparmiato il
proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa
insieme con lui?” ( Rm 8,32 )
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