Dal Vangelo secondo Matteo 5, 20-37 - VI domenica del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
COMMENTO
Anche
noi siamo tra quei discepoli, seduti, in ascolto del nostro Maestro che parla.
Gesù ha quasi paura di dare l’impressione di stravolgere la legge tradizionale
di Mosè; per questo dopo aver detto che non è venuto ad abolire ma a dare
completamento alla legge antica, offre alcuni esempi di come deve avvenire il
superamento della giustizia di scribi e farisei: in qualsiasi situazione di
vita l’osservanza esteriore non è sufficiente per essere giusti dinanzi a Dio,
per essere degno figlio di un Padre nei Cieli così amorevole e così
misericordioso.
L’amore di un Padre così buono non si compra, né si può
meritare, ma si può solo accogliere. Ecco la nuova giustizia: accogliere nel proprio
cuore, nella propria vita, molto concretamente nel proprio stile di
comportamento sociale e familiare, la delicata carità al fratello, alla
sorella, al primo che ci passa accanto: il prossimo appunto. Essere giusti
dinanzi a Dio significherà dunque restituire all’altro quell’amore che per
primo ho ricevuto da Dio.
Immaginate
come potremmo dar gioia a nostro Padre se, nonostante le tante attenzioni verso
di Lui, il rispetto a la preghiera, non fossimo però in comunione con un
fratello. C’è un dispiacere più grande per un padre di quello di vedere i suoi
figli che non si parlano e non si vogliono bene?
San
Paolo ha al riguardo parole molto chiare: Non abbiate alcun
debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il
suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere
adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro
comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te
stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è
l'amore.
( Rm 13,8-10 )
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