Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-21) - VI domenica di Pasqua
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il
Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo
Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo
conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più;
voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete
che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi
ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
COMMENTO
“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è
invisibile agli occhi”. Molti di noi avranno sentito questa bellissima frase
tratta dalla celebre favola per adulti “Il Piccolo Principe”. Vedere col cuore significa vedere a partire da un
atteggiamento di simpatia, di affetto profondo nei confronti di ciò che si
guarda. Quante volte e quante cose noi vediamo eppure non le conosciamo, cioè
non siamo capaci di coglierne il significato, la bellezza più intima e vera che
racchiudono!
I mezzi di comunicazione ci mettono a
disposizione immagini di tutti i tipi, e da tutte le parti del mondo, ma esse
scorrono via non lasciando alcuna traccia nella nostra vita, se non fugaci
emozioni; vedere col cuore significa andare oltre il dato visibile, avere uno
sguardo penetrante, perché penetrato da un desiderio di affetto e di interesse
per ciò che abbiamo davanti. Pier Paolo Pasolini dopo aver incontrato Santa
Teresa di Calcutta disse: “Madre Teresa, quando guarda, vede”. Perché i suoi
occhi erano illuminati dall’amore, dalla passione per la vita, dalla cura per
qualunque fratello le fosse capitato davanti.
Come possiamo noi, vedere con il
cuore? Detto in altri termini: come possiamo amare e conoscere nel profondo, ed
essere capaci dunque di vedere ciò che è invisibile allo sguardo degli occhi? E
chi può darci questo amore così grande?
Il Signore Gesù ci invita a rimanere
sempre in lui e nella comunione col Padre realizzata nello e dallo Spirito, ma
per rimanere in qualsiasi comunità o famiglia, bisogna pur accettarne le regole
di convivenza. Per questo obbedire ai comandamenti di Gesù non assume un
significato di sottomissione servile ma significa esprimere nella praticità e
fattualità della vita, il desiderio di voler permanere nella comunione d’amore
di Dio Padre che Gesù ci ha rivelato e alla quale Gesù stesso si è sottomesso.
Gesù dice infatti: “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri (Gv 15,17).
L’amore ricevuto da Dio per mezzo dello Spirito e l’amore custodito nell’amore
fraterno ci permetteranno di vedere cose altrimenti invisibili. Per questo
Pietro insieme agli apostoli potrà dire riguardo i fatti della risurrezione di
Gesù: “…di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato
a quelli che gli obbediscono”. (Atti 5,32)
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