di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Matteo (18,15-20) - XXIII domenica del tempo ordinario
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se
il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e
lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà,
prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla
parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla
comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e
il pubblicano. In
verità io vi dico: In
verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per
chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché
dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
COMMENTO
Nel
capitolo 16 del Vangelo di Matteo Pietro è stato definito da Gesù la pietra su
cui egli avrebbe costruito la sua Chiesa, colui che ha il potere di legare e
sciogliere, una sorta di plenipotenziario dello stesso Gesù.
Il brano di oggi aggiunge un aspetto importantissimo a quanto già detto dal Signore. L’autorità che ricade su Pietro deriva dal suo essere a servizio di una comunità. Pietro non è un’autorità solitaria, ma il primo servitore di una comunione a cui Cristo lega il suo messaggio, la sua missione e la sua stessa persona. Dopo aver detto “tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”, Gesù aggiunge anche “se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.
Più
che una delega in bianco agli apostoli, quindi, sembra la decisione di ritirarsi
dal palco scenico, dal ruolo di attore protagonista, e di passare alla cabina
di regia, per ispirare dall’Alto, o meglio da dentro le coscienze, la vicenda e
le sorti della sua comunità. Cristo sarà attualmente presente col suo Spirito
dove due o più saranno capaci di creare comunione, nel mettersi d’accordo per
chiedere qualcosa.
Da
qui nascerà una vera comunità, che a buona ragione, potrà essere chiamata “Corpo”,
il corpo di Cristo appunto, la Chiesa. Mai un’autorità potrà essere esercitata
legittimamente nella chiesa di Cristo in modo solitario. Anche se questo fosse
fatto, abusando di un ruolo ricevuto dalla gerarchia ecclesiale, sarebbe
comunque una usurpazione di ciò che, secondo il senso della volontà del
Signore, deve sempre passare attraverso il discernimento di una comunità di
fratelli che custodiscono la coscienza della presenza del Signore in mezzo a
loro, e nella quale ovviamente ci sarà qualcuno che avrà la responsabilità
della decisione ultima.
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