di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13) - XXXI domenica del tempo ordinario
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il
regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e
uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le
stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece,
insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo
sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A
mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte
quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero
alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si
spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi;
andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora,
mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che
erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi
arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore,
aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate
dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
COMMENTO
Ormai
verso la fine dell’anno liturgico e con l’approssimarsi della Solennità di
Cristo Re dell’Universo, di quel Cristo che tutto ricapitola nel giudizio
finale, i Vangeli di queste Domeniche ci invitano a riflettere sulla realtà
dell’incontro finale col nostro Salvatore, il Signore Gesù.
In
questa parabola ci sono dieci vergini che rappresentano la totalità di
un’umanità che cerca con tutte le proprie forze il proprio sposo, cioè il
termine della propria ricerca di felicità. La verginità è un po’ il simbolo
della donazione totale, e in effetti possiamo ben dire che il cuore dell’uomo
in un modo o in un altro, forse a volte in modo sbagliato, è comunque teso alla
felicità, ed è per questo che ciascuno di noi naturalmente è sempre un essere
“in uscita”, perché sente di non bastare a sé stesso.
Il
punto è che secondo il narratore cinque sono sagge, e portano oltre alle
lampade dell’olio in piccoli vasi; cinque sono stolte e hanno solo le lampade.
Quell’olio che trovano le prime profuma già di un incontro finale; quell’olio
che le sagge approvvigionano è già il frutto di un desiderio così intenso che
le rende capaci di riconoscere lo sposo nei piccoli gesti quotidiani, nei
piccoli del mondo (svantaggiati, malati, sofferenti), in tutte quelle
situazioni in cui lo Sposo-Salvatore ama velarsi per non uccidere la nostra
libertà. Ecco i piccoli vasi delle cinque sagge! Tra l’uscita per andare
incontro allo sposo e l’ingresso alla festa nuziale c’è un “frattempo”; esso è
questo tempo che stiamo vivendo in cui siamo chiamati a riconoscere la presenza
del Signore in ogni frammento della nostra giornata.
Quante
persone tristi e sconsolate ci passano accanto! Nel dar loro calore umano
troviamo la presenza nel mistero del Signore Gesù che, come olio, ravviva la
lampada della nostra speranza e desiderio di Lui. Quante persone assetate di
affetto attraversano la nostra giornata! Nel donar loro il nostro affetto
faremo esperienza di un affetto ben più grande, quello del Signore stesso.
Tutti i piccoli del mondo saranno allora i piccoli vasi in cui incontreremo e
riceveremo l’unzione di Cristo, che ci preparerà per l’incontro finale quando
lo vedremo “faccia-a-faccia”, così come Egli è.
Chi
non riconosce il mistero di Dio rendersi presente in Cristo Gesù, e nei piccoli
del mondo, non potrà ricevere l’olio della sua presenza e la sua attesa si
spegnerà. Per questo il Signore dirà loro: “non vi conosco”.
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