di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo
secondo Giovanni (10,11-18) – IV domenica di Pasqua
In quel tempo,
Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le
pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono
– vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le
disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon
pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre
conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre
pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare.
Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il
Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno
me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di
riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
COMMENTO
La
mia riflessione parte da un ricordo dei miei 4 anni vissuti in terra di
missione - Benin (Africa dell’ovest) - in un ambiente religioso molto variegato
e dove è molto radicata il senso e la necessita del sacrificio, in modo
trasversale alle varie appartenenze religiose. Una volta mi fu posta una
domanda sul significato della morte in croce di Gesù di Nazaret. La domanda
era: in fondo, se il Dio adorato dai cristiani è un Dio che permette una morte così
atroce per il suo Figlio diletto, come si potrà parlare di un Dio di amore? Se
questo Padre che abbiamo nei cieli ha bisogno della morte cruenta del suo
figlio Gesù per darci il suo perdono, come si potrà parlare veramente di un
Padre misericordioso?
Gesù,
in questo brano, dice invece una cosa molto importante. “Per questo il Padre mi
ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la
toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla
di nuovo”.
Capiamo
dunque, che in Gesù non c’è anzitutto un uomo che si sacrifica per tutti gli
altri uomini e paga il prezzo al posto dei peccatori. Certo che la redenzione
di Cristo è anche questo! Ma prima in Gesù c’è Colui che ha il potere di dare e
riprendere la vita, un Dio di amore (perché Dio è amore) che pur di vedere
l’umanità capace di amare fino alle estreme conseguenze, si fa uomo Lui stesso
e consegna il suo potere nelle mani della libertà impazzita delle sue creature. Fino
a questo punto è arrivata la compassione di Dio … farsi uomo egli stesso per
dirci con linguaggio umano quanto gli sta a cuore il nostro destino di eterna
felicità.
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