sabato 1 maggio 2021

L’albero della vita: da dove tutto ebbe inizio

 

V Domenica di Pasqua/B – 2 maggio 2021


Dal Vangelo di Giovanni (15,1-8) 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».



Commento a cura di Elisabetta Corsi da Fermo, redazione on line www.legraindeble.it

«In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni» (Ap. 22, 2).

La vite vera

«Io sono la vite vera, il Padre mio è l’agricoltore». Così comincia il vangelo di questa V domenica di Pasqua. La sconcertante bellezza di un Figlio che abbandona tutta la sua vita nelle mani del buon georgòs perché in Lui ogni suo tralcio fiorisca, riporta il cuore dell’uomo là dove tutto ebbe inizio, nel giardino dell’Eden. È scritto, infatti, in Gen. 2, 8-9: «Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male».

Il peccato originale

Strisciando nell’alleanza fra il Creatore e la sua creatura più bella, il serpente sfalda la miracolosa unione fra Dio e l’uomo: Eva e Adamo, innalzandosi nella superbia, disubbidiscono al Signore e mangiano dell’albero della conoscenza del bene e del male. Dice allora Dio (Gen. 3, 22): «Adamo è divenuto come uno di noi nel conoscere il bene e il male, che ora non stenda la mano e prenda dell’albero della vita e ne mangi e viva in eterno». Scivolando via dalla premurosa cura di Dio, Adamo comincia a lavorare la terra, esiliato dal Paradiso Terrestre.

Nel giardino

Eppure, la storia dell’umanità non si compie con l’esilio, ma inizia e si conclude con la vita eterna: l’albero della vita è Cristo-vite, eternità del nostro essere, compimento di ogni nostro istante. Soltanto percorrendo la sua Via, possiamo compiere all’indietro il viaggio che ci ha condotto nell’esilio, ritornare alle sponde del Paradiso e ora stendere la mano e prendere del Frutto della Vita. Membra vive della sua Vita, rinvigoriti dallo scorrere delle acque spirituali, il nostro cuore ricorda la voce di Dio che ci chiamava pieno di gioia e che accarezzava l’anima con la verità della sua promessa d’amore. 

L’albero della croce

Tralci della vite vera, i giusti formeranno la Gerusalemme celeste e saranno immagine dell’uomo descritto in Sal. 1, 2-3, colui «il cui diletto è nella legge del Signore, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto a suo tempo, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà». Nelle mani del divino agricoltore, innestati nella Verità del Verbo, il nostro spirito fiorisce e si dona gratuitamente, come gratuitamente ha ricevuto. In un amore crocifisso e risorto, in un amore che stende la mano, trova compimento la storia della creazione: l’albero della vita è albero della croce. Come si legge nella Prefazio della Preghiera eucaristica dell’Esaltazione della Santa Croce:

«Nell’albero della Croce tu, o Dio, hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore».


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