Il Vangelo è un libro da leggere, da
comprendere, da vivere. Una lettura che dura da millenni, una comprensione che
ha assillato intere generazioni di esperti e non appare ancora esaurito, una
proposta esistenziale che ha affascinato schiere di uomini e di donne di tutti
i tempi e affascina ancora. I lettori e gli studiosi del Vangelo non sono mai
di soprannumero e c’è sempre un’ulteriore urgenza di volenterosi che si
impegnano a tradurlo nella vita d’ogni giorno.
San Francesco – dicono i biografi – era il “Vangelo vivente”, perché traeva ispirazione dalle sue pagine per qualsiasi scelta che sentiva di dover compiere, per il suo regime penitenziale, le sue mosse apostoliche. “Andiamo al Vangelo” – diceva ai suoi compagni, quando si trovava davanti a qualche perplessità. Il suo appello al Vangelo ha fatto distinguere il suo movimento da tutte le istituzioni di allora. La resistenza al card. Ugolino che gli “proponeva di aderire a una delle regole monastiche del tempo proveniva solo dal suo assoluto riferimento al Vangelo, l’unica regola che doveva valere per i suoi “frati”.
San Francesco – dicono i biografi – era il “Vangelo vivente”, perché traeva ispirazione dalle sue pagine per qualsiasi scelta che sentiva di dover compiere, per il suo regime penitenziale, le sue mosse apostoliche. “Andiamo al Vangelo” – diceva ai suoi compagni, quando si trovava davanti a qualche perplessità. Il suo appello al Vangelo ha fatto distinguere il suo movimento da tutte le istituzioni di allora. La resistenza al card. Ugolino che gli “proponeva di aderire a una delle regole monastiche del tempo proveniva solo dal suo assoluto riferimento al Vangelo, l’unica regola che doveva valere per i suoi “frati”.
“Tornare al Vangelo” o “vivere secondo il Vangelo” non è uno slogan
culturale, ma un invito che può valere per qualsiasi genere di persone e per
qualsiasi stile di vita. La testimonianza che esso racconta non è di parte, ma
di portata universale. Gesù non è il profeta d’Israele e dei soli cristiani, ma
di tutti, di quanti cioè desiderano un approccio autentico con la Realtà
ultima, l’Essere supremo, il creato, le creature, l’uomo. Gesù ha sempre qualcosa da dire a chiunque si mette sinceramente in
ascolto della sua Parola che è insieme vera Parola di Dio. La sua esperienza è
fuori del comune, ma pur sempre umana. “Imparate da me che sono mite ed umile”,
dichiara pubblicamente (Mt 11, 29). Le sue richieste non sono certo meno
esigenti delle imposizioni mosaiche: chiedere di amputarsi una mano, un piede,
di perdere un occhio, di saper rinunciare ai propri averi, persino alla vita
per salvaguardare l’onore, il volere di Dio o il bene dei fratelli. Con tutto
ciò può dire che il suo giogo è soave, il suo peso leggero, perché l’ha portato
prima di chiedere ai suoi seguaci di fare altrettanto.
Il Vangelo rasenta l’utopia non quando ricorda il dovere di amare Dio con
tutte le forze, cosa del tutto ovvia e legittima, ma quando propone di amare
con la stessa dedizione il “prossimo” (Mt 22, 37-40), e tocca il parossismo
quando tra le persone “vicine” inserisce l’accattone, il lebbroso, il pubblico
peccatore e persino (incredibile) il “nemico”. Colui che sta tramando contro di
te, che sparla sul tuo conto, pensa alla tua rovina, tu devi non solo
desiderare il suo bene, ma devi compierlo, devi raccomandarlo al Signore
affinché lo aiuti (certo anche a convertirsi), lo benedica, lo renda cioè
felice.
Il Vangelo è una “buona notizia” anche per i giusti e i benestanti, ma
prima ancora per i poveri, gli infermi, gli ultimi, non perché segna
automaticamente o magicamente la fine del loro malessere, ma perché suggerisce
a tutti di rimboccarsi le maniche, affinché questo atteso, sospirato
cambiamento si realizzi quanto prima, non in forza di buone parole, che pur non
sono da disprezzare, ma di buone azioni. Il Vangelo è il vademecum di ogni uomo di buona volontà: del
sacerdote e del religioso, come del comune credente, dell’operaio evangelico al
pari che dell’operatore sanitario, perché a tutti offre un richiamo alla
serietà, severità, responsabilità professionale. Il Vangelo è un libro da mettere in mano
soprattutto alle nuove generazioni se si vuole una loro crescita ordinata, se
si desidera dare ad esse una motivazione sicura, un’orientazione valida per il
loro futuro.
Nessun commento:
Posta un commento
Lasciate un commento