Dal Vangelo secondo Giovanni (1,29-34) - II° domenica del tempo ordinario
Il
giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l'agnello
di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco
colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti,
perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono
venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele». Giovanni
rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal
cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi
mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai
scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E
io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».
COMMENTO
Come all’approssimarsi delle olimpiadi la fiaccola
olimpica viene portata da personaggi sempre più noti del mondo sportivo e per
ultimo da colui che, più di spicco rispetto agli altri, ha l’onore nel giorno
inaugurale di accendere il grande braciere, similmente Giovanni il battezzatore
vede arrivare il momento di passare il testimone al vero protagonista, all’ultimo
tedoforo, al portatore di quella fiamma che dovrà ardere ed esplodere in tutto
il suo bagliore non sul monte Olimpo ma sul Calvario, luogo ben più decisivo e cruciale
per i destini umani; perché la coscienza di ogni uomo sia rischiarata, perché
siano svelati i pensieri di molti cuori, perché finalmente Cristo realizzi nella
sua carne “l’immersione” (leggi: il battesimo) nella nostra storia di peccato
preannunciata ritualmente nel Battesimo al Giordano.
Questo è stato il desiderio più ardente e tremendo
del nostro salvatore, la sua vera passione: accendere il fuoco della carità
divina per purificare e infiammare i cuori e che doveva accendersi sulla croce,
tanto che lui stessa dirà: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come
vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come
sono angosciato, finché non sia compiuto! “ (Lc 12,49-50). Un battesimo
compiuto sulla croce, ma annunciato al fiume Giordano.
In questo caso tuttavia l’ultimo portatore e
testimone della fiamma, Gesù di Nazaret, è la luce stessa e per questo Giovanni
dice di lui: “Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è
passato avanti, perché era prima di me.” Gesù è luce e le tenebre non l’hanno
accolta ma non hanno potuto arrestare il suo tragitto e il suo destino
apportatore di salvezza. La cometa che ha guidato i magi a Betlemme non si è
spenta, ma ha continuato a viaggiare perché è stata guidata dalla Luce che era
prima di lei e che doveva guidare il Figlio alla sua piena rivelazione,
iniziata nel Giordano, compiuta nella Pasqua, manifestata a tutte le genti nella
Pentecoste.
A noi atleti dello spirito il compito della lotta
gioiosa e vittoriosa che si avvale della forza dell’unico vincitore Cristo
Gesù, ricordando l’ammonimento di San Paolo: “ Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno
solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però
ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona
corruttibile, noi invece una incorruttibile.(1 Cor 9,24-25). E dunque,
detto in altri termini, accogliendo l’invito alla conversione prima che “i
giochi siano fatti”.
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