di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Matteo (13,24-43) - XVI° domenica del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il
regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo
campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della
zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e
fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal
padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme
nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un
nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a
raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la
zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e
l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della
mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in
fasci per bruciarla; il grano invece ri! ponètelo nel mio granaio”»...
COMMENTO
Ancora un’immagine tratta dal mondo agricolo e
ancora un particolare molto anomalo per attirare l’attenzione del lettore.
Faccio riferimento alla prima delle tre parabole, quella della
zizzania: sembra veramente imprudente lasciare un campo seminato a se stesso,
senza neppure zapparlo, tenuto conto che al tempo di Gesù non esistevano i
diserbanti.
Eppure questo seminatore della Parola, di cui già si parlava
Domenica scorsa, non solo getta il seme ovunque, perché ovunque si potrà
trovare un fazzoletto di terra buona che moltiplicherà abbondantemente il seme,
ma non si preoccupa neppure di zappare le erbacce che gli crescono intorno; da
ciò si deduce che quel seminatore è cosciente di avere un seme talmente buono e
forte che una volta cresciuto non potrà essere soffocato da alcun agente
esterno.
Tutti purtroppo noteranno che nel campo di grano c’è della zizzania ma
la crescita di questa non potrà arrestare la crescita fino alla piena
maturazione del buon grano. Questo grano, evidentemente, ha una crescita
inarrestabile che neppure i servi del padrone arrivano a immaginare. Che si
tratti di un grano geneticamente modificato? Certamente si: addirittura un gene
di origine divina. Il grano buono per noi ha un’identità, è il Verbo di Dio
seminato nella nostra umanità, che in Gesù di Nazareth ha riportato vittoria su
tutti gli scandali e le malvagità della terra.
Il problema centrale è dunque
far cadere il grano buono nel terreno della nostra vita, e meno preoccuparsi
del male. Detto altrimenti, il modo più giusto e efficace di fronteggiare il
male è quello di coltivare il bene, e noi sappiamo dalle parole di Gesù stesso
che esiste un solo Bene. “Gesù gli disse: «Perché mi
chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio” – (Mc 10,18).
Interessante notare che se i servi del Padrone vorrebbero prendere l’iniziativa
di raccogliere la zizzania, il padrone si guarda bene dall’accettare la
proposta: le loro mani così grossolane non potrebbero non strappare anche una
pur piccola parte di grano buono. Non sia mai! Quelle poche spighe buone
sradicate per sbaglio non potranno mai essere il prezzo da pagare per eliminare
tutta la zizzania.
Se crediamo che il Signore Gesù è
l’Onnipotente, perché temere la zizzania intorno a noi? O perché addirittura
avere la pretesa di eliminarla? E’ il Signore, e solo Lui, che alla fine di
tutto trionferà. Che forse il Signore permetta la crescita della zizzania per
mettere alla prova la nostra fede? “Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di
noi?” (Rm 8,31).
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