Solennità di Tutti i Santi - 1 novembre 2020
Dal Vangelo di Matteo (5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
COMMENTO a cura di Paride Petrocchi da Offida (redazione on line www.legraindeblé.it)
Il brano evangelico odierno – Solennità di Ognissanti – più che essere commentato, andrebbe contemplato in silenzio, meditato nel cuore, “ruminando” nel corso della giornata, “impastato” nella nostra vita affinché essa sia tutta lievitata nell’amore.
Mi soffermo solo sull’incipit della pericope evangelica: “In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: ”Beati..."
Come nell’Esodo Mosè era salito sul Monte ed era disceso con le tavole della Legge, ora Gesù, il Nuovo Mosè sale su un monte e da lì scendono parole che sono Parola per la vita beata. Perché compie questo gesto? Perché crede che vi sia l’esigenza di una “Nuova Legge”? Quell’antica non andava più bene?
Tutte domande legittime ma che non giungono alla profondità necessaria della questione, infatti prima di parlare, Gesù “vede” le folle, le osserva, scruta i loro cuori, percepisce la loro fame e sete, è in perfetta “compassione” con i loro cuori, come con i nostri.
Gesù sa che ogni cuore pulsa che quell’eterna ed indomita domanda che ha sulle labbra il giovane ricco: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10, 17). Come il giovane ricco, i discepoli gli si avvicinano, come se fossero calamitati da Gesù.
Tutto si ferma e si pone in ascolto. Nell’episodio del “giovane ricco”, Gesù inizia rispondendo, indicando il Decalogo, ma si spinge oltre e lo fa tutt’ora con le Beatitudini. La domanda rimane aperta, la risposta è sospesa o meglio “intessuta” in questo brano evangelico, perché essere felici è essere beati, essere beati è essere santi.
Contempliamo in questa domenica questa lunga lista e gustiamocela avrà il gusto della “vita eterna”.
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