di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Marco (9,2-10) - II Domenica di Quaresima
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un
alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti,
bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E
apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro
disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per
te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché
erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube
uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E
improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo,
con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che
avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed
essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai
morti.
COMMENTO
Nel Vangelo di Domenica scorsa abbiamo ascoltato la narrazione della lotta di Gesù nel deserto contro Satana e le sue tentazioni, solo un anticipo della lotta frontale che avverrà quando egli suderà sangue nell’orto del Getsemani e poi sulla cima del Calvario, pur nella tentazione di sentirsi abbandonato, dirà “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”.
Nel Vangelo di Domenica scorsa abbiamo ascoltato la narrazione della lotta di Gesù nel deserto contro Satana e le sue tentazioni, solo un anticipo della lotta frontale che avverrà quando egli suderà sangue nell’orto del Getsemani e poi sulla cima del Calvario, pur nella tentazione di sentirsi abbandonato, dirà “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”.
Nel Vangelo di questa II Domenica di Quaresima Gesù vive invece e manifesta a tre dei suoi l’anticipo della gloria che seguirà la vittoria della risurrezione. Quel bianco splendente delle sue vesti che l’evangelista tiene così tanto a sottolineare e che nessun lavandaio avrebbe potuto realizzare ci dice la soprannaturalità di quell’esperienza.
Dio Padre, proprio subito dopo il primo
annuncio della sua morte fatto da Gesù, ha voluto così mostrare a Pietro,
Giacomo e Giovanni il destino di gloria verso il quale era incamminato Gesù,
l’orizzonte di vittoria finale e definitiva che seguirà la sua vergognosa morte
di croce, apparente sconfitta di fronte al male. Come non capire i tre apostoli
che avrebbero voluto fare delle tende, fissare e rendere infinito quell’istante
di divina e purissima bellezza?
Anche agli apostoli sarà concesso lo stesso
destino, anche a noi che ascoltiamo e riceviamo la narrazione della
trasfigurazione di Gesù sarà permesso di gioire delle gioie del Cielo ma nello
stesso tempo ci viene affidata una responsabilità: «Questi è il Figlio mio,
l’amato: ascoltatelo!». L’iniziativa di questo momento di gloria è tutta dall’alto, ma per poter accedere alla pienezza eterna del paradiso ci viene
chiesto l’impegno dell’obbedienza alla parola di Gesù, l’unico possibile
traghettatore in mezzo alla tempesta del male e del dolore che scuote da sempre
la barca dell’umanità.
Non ci dovranno essere compromessi, non ci dovranno
essere altri maestri, perché l’unico salvatore che viene proposto a tutti gli
uomini tramite gli apostoli resta solo Lui: Gesù di Nazaret, il figlio
prediletto che dal cielo saprà sempre guidare gli incerti passi del suo popolo.
… In tanti frangenti del nostro pellegrinaggio verso il Paradiso potrà capitare
di sentirci soli e smarriti ma la sua presenza non verrà mai meno, egli lo ha
promesso: “Ecco io sarò con voi, tutti i giorni fino alla fine del mondo“ (Mt
28,20).
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