Nella
mia missione "archeologica", alla ricerca delle parole perdute, a metà
strada tra Champollion e Indiana Jones, è una piccola fortuna il fatto
di insegnare in un liceo classico. Così quando ho scoperto che la parola salvezza era evaporata all'orizzonte, non mi sono rassegnato alla
perdita e ho rilanciato puntando sull'etimologia chiedendo ai ragazzi di
III liceo (cioè dell'ultimo anno, secondo la vecchia articolazione con
il ginnasio al biennio, ma "ginnasio" è ormai un'altra parola destinata
all'estinzione): «Come si dice salvezza in latino?». Pronta la risposta,
sono bravi, in latino: «Salus, salutis, della terza declinazione»,
Martina brucia sul tempo gli altri.
«Ma non vuol dire anche salute?»,
chiede saputella Serena. Ecco, spiegando che salus ha due significati ma
il primo e più importante è "salvezza", mi sono reso conto che non
tutte le parole del lessico religioso sono andate perdute: alcune si
sono perse ma solo perché sono state sostituite. È questo il caso di
salvezza, che oggi appare parola antica, priva di senso (da che cosa ci
dovremmo salvare?) e che ha lasciato il posto al "nuovo dio" che ha
soppiantato l'antico: il dio salute.
«Quando incontriamo un amico –
chiedo ai miei studenti – con quale frase lo salutiamo? La risposta è
fulminea: «Ciao, come stai?». «Ecco vedete, è questo il punto. E se per
caso la risposta è che non si sente molto bene, cosa gli diciamo?».
Ancora più rapidi: «Curati, perché la salute è la prima cosa». Appunto:
la prima cosa. Una volta era la salvezza, la prima cosa, oggi è la
salute. Viviamo nell'era del salutismo, una religione dura, con i suoi
riti, i suoi templi (dalla palestra ai vari e variopinti
centri-benessere), il suo clero (dietologi, scienziati
dell'alimentazione, esperti della nutrizione...), che arriva ad esigere
anche sacrifici umani, a cui è difficile sottrarsi, oggi nell'opulento
Occidente.
Ritorno quindi alla salvezza e al latino: «Libera nos a
malo... che cosa vuol dire? Lo avete mai sentito?». Agnese mi dice
subito: «È una vecchia canzone di Ligabue». «Sì, ma ancora prima, è un
verso di quale testo?». Qualcuno sussurra al compagno, forse non si fida
della sua memoria o di esprimersi davanti a tutti: «Il Padre Nostro».
Meno male, non tutto è perduto, e anche la traduzione infine esce fuori:
"liberaci dal male". Faccio notare che abbiamo sostituito salvezza con
salute quando si è cominciato a sostituire male con malessere; ma questa
è un'altra questione, un'altra sfida "archeologica" da intraprendere
prima di altre perdite definitive.
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