Brescia, 24 Aprile 2014, un giovane
disabile che abitava in via Giovanni XXIII a Lovere, provincia di Bergamo,
muore schiacciato da una croce edificata in onore di Papa Giovanni Paolo II.
Appena la notizia giunge sui giornali, eccoci, tutto lì, ad ipotizzare sul
perché di questo tragico evento. Le
reazioni, come dice Gramellini: "oscillano tra il nichilista e il
dissacratorio". I primi hanno l'ennesima conferma che la vita è assurda e
ha un senso dell'ironia brutale; gli altri, invece, ci leggono un segno di Dio,
un chiaro messaggio per esprimere la sua contrarietà alla canonizzazione dei
due Papi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ma mentre questi esperti si
impelagano nell'ennesima discussione sulla teodicea, qualcuno fissa lo sguardo
sulle corde, sulle corde logore, corde che sarebbero dovute essere sostituite e
che ad un certo punto si sono spezzate e hanno provocato la caduta della croce
sul ragazzo, uccidendolo. Succede spesso così, siamo così ostaggi
del sensazionale, che non ci rendiamo conto del resto, un resto che spesso è in
penombra ma che contiene la risposta.
Ne sentiamo proprio bisogno di questo
"sensazionale", ne beviamo a grandi sorsi dalla tv, dai giornali, dai
mass media in generale. Siamo talmente dipendenti che lo cerchiamo anche dove
non c'è, cioè nella quotidianità. Ci chiediamo perché mai la nostra vita non
sia piena di colpi di scena, o ancora peggio non sia degna di essere sulle
copertine dei rotocalchi. Rischiamo di svegliarci ogni mattina chiedendo alla
vita di sorprenderci, incrociamo le dita perché avvenga una svolta, poi questa
svolta accade, spesso diversa da come la immaginavamo e noi nemmeno ce ne
rendiamo conto. É una logica così pervasiva, che a volte pensiamo che le cose
che non rientrano nel criterio del "sensazionale" non abbiano valore.
Qualche mese fa, ero a Torino, mentre
camminavo, davanti a me si palesa una scena difficilmente metabolizzabile. Alla
mia destra un uomo, di mezza età, volto triste, sguardo spento e sopra il petto un cartello con una richiesta
d'aiuto; alla mia sinistra, a pochi metri dall'uomo, una Ferrari, rossa
fiammante, parcheggiata lì, senza permesso, e vicino a lei una famiglia, in
vacanza nella città sabauda, che si faceva la foto con la Ferrari. Di fronte ad una scena così, non si può
eludere la domanda: cosa per noi è degno di attenzione? Cosa in verità ha
valore per noi? Non è che corriamo il rischio di
costruire la nostra vita come una enorme palazzo pieno di mille abbellimenti,
fronzoli ma che ha delle fondamenta di sabbia?
Dobbiamo sforzarci di puntare lo sguardo
sulle realtà in penombra, dobbiamo avere cura, inoltre, delle corde, a volte
invisibili che sorreggono la nostra vita, non dobbiamo stupirci, nè tantomeno
vergognarci se le "corde" che ci tengono su sono fragili, ma se ne
avremo cura, potremmo rinforzarle giorno dopo giorno senza fingere di essere
qualcuno che non siamo. E se ogni tanto quando abbiamo la
sensazione di non essere vivi, dovremmo essere consapevoli che vivere è
assaporare la quotidianità, stare dentro al momento mentre passa, "andare
alla ricerca degli istanti che muoiono".
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