di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 1-8) - V Domenica di Pasqua
Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni
tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto,
lo pota affinché ne dia di più. Voi
siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata. Dimorate
in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non
rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono
la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro,
porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla. Se uno
non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si
raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. Se dimorate in me e le mie
parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. In
questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei
discepoli.
COMMENTO
“Senza di me non potete fare nulla”.
L’affermazione di Gesù è molto secca e priva di sfumature; eppure quante cose
potremmo fare senza invocare il nome di Gesù! Quante cose gli uomini nel mondo
intero fanno senza credere nel nome di Gesù, e molto spesso senza neppure
conoscerlo! Questa affermazione colpisce proprio perché viviamo in un ambiente
culturale molto attento alla dimensione del fare, del produrre, e addirittura
con una certa superbia terminologica chiamiamo “creativi” coloro che riescono a
pensare o a progettare cose nuove, spesso presunte tali. Insomma, il fare ci
attrae molto e l’evidenza sembrerebbe smentire la categoricità di quanto detto
da Gesù.
Anzitutto, tuttavia,
il fare che interessa a Gesù non appartiene alla sfera delle cose che possiamo
costruire o produrre ma piuttosto alle cose che possiamo fare o non fare per
edificare una vita solida, bella, per poter porre le basi e le condizioni di
un’esistenza degna della nostra natura umana che cerca ed esige gioia.
Ricorderete quando Gesù paragona coloro che ascoltano la sua parola e la
mettono in pratica a chi costruisce una casa sulla roccia … “cadde la pioggia,
strariparono i fiumi “ eppure quella casa rimase al suo posto. Viceversa, chi
non ascolta la parola di Gesù costruisce o, se volete, fa la sua casa sulla
sabbia, con le ovvie catastrofiche conseguenze alla prima tempesta, cioè al
primo imprevisto.
La nostra vita senza
fede in Gesù non ha punti di riferimento, non ha punti di appoggio, non ha
ancoraggi e la sua riuscita è piuttosto sottoposta alle mutevoli vicende della
sorte. Secondariamente,
proviamo a pensare anche alle cose che si possono fare più concretamente nella
vita: opere dell’ingegno, del genio imprenditoriale, opere letterarie o altro.
Al di là dei benefici che altri ne riceveranno, quale beneficio resterà per chi
le ha prodotte se non sarà rimasto unito a Gesù, unica persona in cui c’è
salvezza! Cosa varranno le più grandi cose fatte se chi le ha fatte non ha
fatto esperienza dell’amore di Dio rivelato e donato in Cristo Gesù?
Il fare di Gesù è un
far frutto in un orizzonte più ampio, è il fare qualcosa che possa rimanere per
il mio bene e per la mia gioia più intima, adesso e anche quando passerà questa
mia vita terrena. Per questo Gesù si
definisce la vera vite, dove si raccolgono i frutti per il vero vino simbolo
biblico della vera gioia, perché il vino di Gesù non prenderà mai sapore
d’aceto.
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