di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Matteo (28, 16-20
) - Festa della Santissima Trinità
In quel tempo, gli
undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla
terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto
ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine del mondo».
COMMENTO
Dopo il tempo
pasquale culminato domenica scorsa nella solennità di Pentecoste, riatterriamo
oggi nel ciclo delle domeniche del tempo ordinario. Lo facciamo con due grandi
feste, quella della Santissima Trinità oggi, e quella del Corpo e Sangue del
Signore, domenica prossima.
La Santissima
Trinità. La parola Trinità non è mai pronunciata da Gesù, o quanto meno gli
evangelisti non lo raccontano, ma Gesù parla più volte esplicitamente di un
rapporto intimo e profondo tra lui e il Padre (ricordate: “io e il Padre siamo
una cosa sola” Gv 10,30) tra lui e lo Spirito Santo, chiamato anche il
Consolatore o spirito paràclito (ricordate: “quando me ne sarò andato vi
manderò il consolatore … prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 6,7-14).
Negli ultimi
versetti del vangelo di Matteo appena ascoltati che costituiscono il grande
mandato missionario, Gesù affida un pressante mandato ai suoi undici apostoli:
battezzare, immergere tutti i popoli nel nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Il fine della venuta e della presenza del Figlio di Dio in mezzo
a noi uomini si chiarisce e si sintetizza dunque nell’obiettivo di far
condividere agli uomini la realtà divina della stessa comunione trinitaria la
cui porta d’accesso è l’umanità di Cristo stesso, ora presente nel corpo
ecclesiale.
Il prossimo anno
giubilare ce lo ricorderà: Gesù è il volto della eterna misericordia del Padre;
Egli ci salva per mezzo della sua umanità offerta in sacrificio per noi e
attualmente per mezzo dei segni sacramentali, anzitutto il Battesimo, che ne
sono il prolungamento storico fino al giorno del suo ritorno. La Trinità stessa
è un mistero d’amore, di comunione divina tra tre persone divine, ai quali i
discepoli tenteranno di introdurre tutte le nazioni, certamente nell’atto
cultuale di un rito battesimale, ma anzitutto testimoniando e insegnando a
vivere il comandamento dell’amore , di una vita donata, al limite fino alla
croce. Ecco perché quando ci facciamo il segno di croce, noi invochiamo la
santissima Trinità: perché Dio unica essenza di amore che è la comunione del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo si manifesta con la massima evidenza
nella croce del Figlio Gesù.
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