sabato 3 novembre 2018

Amar come Gesù amò

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Marco (12,28-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

COMMENTO
“Amor, ch'a nullo amato amar perdona” (Divina Commedia, Inferno, V,103) diceva Dante Alighieri nella sua Divina Commedia tramite uno dei suoi più noti personaggi. L’amore non accetta di non essere ricambiato, l’amore spinge quasi inevitabilmente la persona oggetto di questo sentimento a ricambiarlo a sua volta.


L’evidenza mostra che si può ben rimanere freddi e insensibili ad un intenso affetto, per quanto grande esso possa essere. Nella Bibbia tuttavia cogliamo il fondamento del culto a Dio, dell’onore e del rispetto a Lui dovuto, proprio nel suo essere un Dio misericordioso e buono, “Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore” (salmo 102,8). E all’inizio delle 10 parole, cioè dei comandamenti che il Signore trasmette a Mosè, il Signore dice: “Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra di Egitto, dalla condizione servile” (Es 20,2).

Nell’invito ad amare con tutto noi stessi il Dio della vita c’è necessariamente un “prima”, un antefatto, un atto di amore infinito ineguagliabile che dovrebbe suscitare stupore, meraviglia, e il desiderio di una risposta generosa e totale. Lo scriba che interroga Gesù intuisce nella risposta di Gesù la radice più sensata e logica di ogni comandamento, il riconoscere che egli è semplicemente Signore della nostra vita, proprio come diceva San Francesco d’Assisi: “Mio Dio mio tutto!”.Proprio San Francesco amava ripetere una preghiera non scritta da lui, ma a lui tanto cara: Rapisca, ti prego, o Signore, l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo,come tu ti sei degnato morire per amore dell'amore mio.

Chi coglie questa essenzialità, la superiorità cioè di una risposta così totale rispetto a qualsiasi altro sacrificio non è lontano dal Regno di Dio, sta avvicinandosi. Ciò che resta da compiere è entrare nel mistero dell’amore crocifisso di Cristo Gesù, perché in quel gesto di amore c’è la pienezza dell’Amore di Dio, dell’amore che è Dio. Lì finalmente l’amore si fa misericordia, accoglienza, tenerezza, e regna indiscusso su ogni forma di odio e di cattiveria umana.

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