di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 51-58 ) - Solennità del Corpus Domini
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo
». Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui
darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se
non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non
avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la
vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è
vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il
mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche
colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri
vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
COMMENTO
“Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. L’uomo che più di ogni altro ha fatto qualcosa per l’umanità resta di gran lunga Gesù di Nazareth. L’affermazione potrà sembrare perentoria e fideistica, forse perché non fondata su dati oggettivi e inequivocabili. Qualcuno infatti potrebbe non credere che Cristo è risorto, che la sua morte di croce ha ridato la Speranza vera al mondo: la vita dopo la morte. Tuttavia, già solo osservando “la città dell’uomo” si nota che laddove è arrivato il nome di Cristo ci sono e ci sono stati segni permanenti di emancipazione e di promozione sociale, certamente insieme a tanti fatti contraddittori e equivoci, ma che non hanno impedito nel lungo termine oggettivi e benefici effetti.