venerdì 31 gennaio 2014

Pazienza dell'uomo, pazienza di Dio

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Luca (2,22-40) - Festa della Presentazione del Signore
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola; 
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele».

mercoledì 29 gennaio 2014

Umiltà e preghiera (2° parte)

di fra Giuseppe Bartolozzi


Gesù ha affermato: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”(Mt 18, 3). Gesù, il quale conosce il cuore dell’uomo, sa che il più grande ostacolo per entrare nel regno di Dio, cioè avere un’autentica comunione con Dio, è l’orgoglio, la presunzione di essere qualcosa da parte dell’uomo. Nell’ultimo incontro, e vogliamo insistere su questo, abbiamo sottolineato che mettersi davanti a Dio nella preghiera richiede da noi, innanzitutto, il riconoscimento della nostra radicale povertà: dipendiamo in tutto e per tutto da Dio e per questo è necessario “diventare come i bambini” davanti a lui. 

sabato 25 gennaio 2014

La voce è imprigionata, la parola è liberata

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (4,12-23) - III° Domenica del Tempo ordinario
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

martedì 21 gennaio 2014

Vangelo: ha un posto nella tua vita?

di Ortensio da Spinetoli


Il Vangelo è un libro da leggere, da comprendere, da vivere. Una lettura che dura da millenni, una comprensione che ha assillato intere generazioni di esperti e non appare ancora esaurito, una proposta esistenziale che ha affascinato schiere di uomini e di donne di tutti i tempi e affascina ancora. I lettori e gli studiosi del Vangelo non sono mai di soprannumero e c’è sempre un’ulteriore urgenza di volenterosi che si impegnano a tradurlo nella vita d’ogni giorno. 

venerdì 17 gennaio 2014

La staffetta della luce

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (1,29-34) -  II° domenica del tempo ordinario
Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele». Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».

COMMENTO
Come all’approssimarsi delle olimpiadi la fiaccola olimpica viene portata da personaggi sempre più noti del mondo sportivo e per ultimo da colui che, più di spicco rispetto agli altri, ha l’onore nel giorno inaugurale di accendere il grande braciere, similmente Giovanni il battezzatore vede arrivare il momento di passare il testimone al vero protagonista, all’ultimo tedoforo, al portatore di quella fiamma che dovrà ardere ed esplodere in tutto il suo bagliore non sul monte Olimpo ma sul Calvario, luogo ben più decisivo e cruciale per i destini umani; perché la coscienza di ogni uomo sia rischiarata, perché siano svelati i pensieri di molti cuori, perché finalmente Cristo realizzi nella sua carne “l’immersione” (leggi: il battesimo) nella nostra storia di peccato preannunciata ritualmente nel Battesimo al Giordano.

mercoledì 15 gennaio 2014

Umiltà e preghiera

di fra Giuseppe Bartolozzi
        

Il significato di ogni autentica preghiera cristiana, sia questa di lode e ringraziamento, oppure di domanda e intercessione, è questo: il nostro essere e la nostra vita dipendono esclusivamente da Dio. Gesù ci insegna: “Chi di voi, per quanto si affanni può aggiungere un’ora sola alla sua vita?”(Lc 12, 25). Poiché "Dio è colui che dà, l’uomo è colui che riceve"(Ireneo), nella preghiera può accostarsi veramente a Dio solo chi è umile: “Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili”(1Pt, 5, 5). Quando Gesù proclama: “beati i poveri nello spirito perché di essi è il regno dei cieli”(Mt 5, 3) e quando benedice il Padre che ha nascosto i suoi misteri ai dotti ed ai sapienti e li ha rivelati ai piccoli (cf. Lc 10, 21), intende dire che Dio abita il cuore di chi è umile davanti a Dio.

Con questo è evidente che noi tocchiamo un aspetto essenziale della nostra preghiera: a fondamento di tutti gli atteggiamenti del cuore necessari per la preghiera c’è l’umiltà, cioè quel riconoscimento che Dio è tutto per me ed io sono nulla senza di lui. Il giovane ricco si rivolse a Gesù chiamandolo: “Maestro buono …”, e che cosa si sentì rispondere? “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non uno solo, Dio”(Lc 18, 18). Gesù, in quanto Figlio di Dio, poteva accettare di essere chiamato ‘buono’, tuttavia preferisce indicare che solo il Padre possiede la pienezza della bontà perché ne è la sorgente.

lunedì 13 gennaio 2014

La preghiera: respiro della vita

da un omelia di Teofane il Recluso


Se pratica la preghiera, l’anima vive; senza preghiera, non c’è vita spirituale. Tuttavia, non ogni atto di preghiera è vera preghiera. Stare in piedi davanti alle icone in casa, o venerarle qui in chiesa, non è ancora pregare, ma “l’equipaggiamento” della preghiera. Recitare preghiere, a memoria o da un libro, o ascoltare qualcuno recitarle non è ancora pregare, ma solo uno strumento o un metodo per ottenere e risvegliare la preghiera.

Pregare significa instillare nei nostri cuori santi sentimenti verso Dio, uno dopo l’altro – sentimenti di umiltà, sottomissione, gratitudine, dossologia, perdono, prostrazione sincera, conformità al volere di Dio ecc. Tutto il nostro sforzo dovrebbe far sì che, durante la nostra preghiera, questi sentimenti e sentimenti simili a questi colmino le nostre anime, così che il cuore non sia vuoto quando reciteremo le preghiere, o quando le orecchie ascolteranno e il corpo si curverà in prostrazione, ma ci saranno sentimenti verso Dio.

Quando questi sentimenti sono presenti, il nostro pregare è preghiera, e quando sono assenti, esso non è ancora preghiera. Sembra che non ci sia niente più semplice e più naturale per noi che una preghiera in cui il cuore è sintonizzato con Dio. Ma in realtà non è sempre così per ognuno di noi. Bisogna risvegliare e rafforzare uno spirito di preghiera, cioè bisogna allevare uno spirito orante.

sabato 11 gennaio 2014

Il Figlio prediletto di Dio: l'uomo della porta accanto.

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3, 13-17) - Battesimo del Signore
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

COMMENTO

L’incarnazione del Verbo è stata un’esperienza pienamente  e veramente umana:il figlio di Dio, del solo e unico Dio, si presenta fin da subito come un uomo che viene per condividere tutto ciò che è implicato nei nostri cammini di vita quotidiana. Facendosi battezzare da Giovanni, Gesù vuole che in questo modo ogni giustizia sia adempiuta, vuole significarci che la sua natura umana è come la nostra, ferita dalle conseguenze del peccato, pur essendo egli stesso esente da ogni macchia di peccato. Sembrerebbe quest’ultimo un limite della sua discesa verso il basso, della sua umiliazione verso la nostra condizione di fragilità, quasi una riserva nel suo avvicinarsi a noi nella condivisione di tutto ciò che caratterizza la nostra vita fatta anche di peccati. Dovremmo dire invece il contrario: il figlio di Dio ha assunto tutta la nostra condizione umana eccetto il peccato, cioè non solo si è incarnato ma ha assunto le conseguenze del peccato dell’uomo pur non avendolo commesso neppure in minima parte. Gesù si fa battezzare non tanto per dare l’esempio a coloro che erano con Giovanni ma perché doveva e voleva rivelarsi come colui che voleva immergersi ( proprio il significato letterale di battezzarsi) nelle nostre sabbie mobili di debolezze e fragilità
 Dio si fa proprio uno di noi, l'uomo della porta accanto: la sua umanità è tanto vera e reale che deve essere anch'essa immersa nel bagno rigeneratore del Battesimo . Quell'immergersi nel Giordano pre-annuncia appunto il gesto della crocifissione per la quale Gesù si immergerà totalmente nelle conseguenze nefaste dei nostri peccati, per tirarcene tutti fuori.

giovedì 9 gennaio 2014

Risonanze dal Ritiro di Natale 2014


Ho conosciuto i migliori giovani 
che io avrei mai potuto conoscere,
animati dalla migliore equipe possibile 
immaginabile da me,
nel miglior luogo che tra tutti era pensabile per me.
E tutto questo solo perché questi giovani e questi luoghi mi sono stati donati
e il Signore ha permesso che io li incontrassi,
e se anche in essi ci fossero stati difetti,
il Signore ha voluto che per me fossero solo Grazia. 
Tutto è stato Grazia e sono a tutti  grato specialmente a chi mi ha invitato

Fra Damiano, tennista fallito ... per Grazia di Dio

Questo cammino con 3 compagni di viaggio speciali - i Magi - mi ha fatto riscoprire la bellezza di essere alla ricerca di Lui, la gioia di adorare il Bambino Gesù e l'importanza di testimoniarlo agli altri. (Lucia Mancinelli)
  
Penso che durante il ritiro è abbastanza facile essere allegri e avere cuore e mente per pregare, perché il ritiro è un momento privilegiato ma anche funzionale all'importante scopo di riuscire a prendere su di sè OGNI GIORNO la propria croce e seguire Gesù. Credo che la gioia non si risolva in una VAMPATA di risate, preghiere e bellissime catechesi, poiché essa è molto di più, almeno su questa terra: è riconoscere Gesù ed essergli fedeli, in ogni ripetitivo e stancante, ma anche santo giorno della nostra esistenza. Ecco, sono questi due pensieri che mi viene da esporre, così in modo molto spontaneo...scegliete quello che preferite o usateli entrambi come fossero un unico pensiero. Grazie per tutto! (Alessandra Saltamartini)

martedì 7 gennaio 2014

La vita bella in Cristo

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteto (2,1-12) - II Domenica di Natale
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». 
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

COMMENTO
Il Verbo di Dio, la sapienza di Dio, quella divina saggezza nella quale e attraverso la quale ogni cosa è stata creata, diviene raggiungibile, visibile e umilmente umana nella persona di Gesù di Nazareth. La conoscenza di ciò che è essenziale per una vita bella e degna di essere vissuta non è più riserva esclusiva dei colti che sanno scrutare i segreti delle dinamiche celesti o che conoscono le lingue del mondo, o dei pensatori che sanno fare argute deduzioni di logica. La vera conoscenza che sovrintende e che svela il senso dell’esistere di ogni cosa è avvicinabile e conoscibile in una persona umana che è venuta ad interpellarci per ristabilire in se stesso quel principio buono, bello, armonico, felice che non aveva avuto un degno seguito nella risposta umana.  In Cristo Gesù il principio di una vita bella e di una nuova creazione è ristabilito e di nuovo attivato.

venerdì 3 gennaio 2014

Sognare

di fra Gianluca Quaresima


Il “sogno” di Dio è l’uomo che vive; e l’uomo vive veramente solo se si sforza di vedere la volontà di Dio in ogni circostanza della propria vita e di scegliere di compierla liberamente ogni volta. Questo che ho appena fatto è solamente un tentativo insufficiente di parafrasare una celebre espressione di uno dei più grandi Padri della Chiesa: Ireneo di Lione. L’espressione esatta a cui mi riferisco è questa: “L'uomo vivente è gloria di Dio; vita dell'uomo è la visione di Dio” ed è tratta da uno degli scritti più interessanti di sant’Ireneo, il «Trattato contro le eresie».

Ebbene, si! Dio ha un sogno sull’uomo; desidera che l’uomo, la sua creatura prediletta, “viva”! E nel fatto che l’uomo vive,  Dio è glorificato! Da cosa riceve vita l’uomo? Dalla visione di Dio, un Dio che poteva starsene bel bello nell’alto dei cieli, disinteressandosi di colui che aveva creato (tanto più che quella sua stessa creatura, l’uomo, ha deciso di ribellarsi al progetto di amore e di comunione che il Creatore aveva per lui) e che invece decide di “sporcarsi le mani”  con lui, mandando il suo Figlio prediletto a rivestirsi della sua stessa carne, della sua stessa umanità. Nella visione di Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, l’uomo riceve la Vita, cioè la vita vera, quella che dura in eterno.