martedì 27 novembre 2018

RITIRO DI NATALE - Le sfide della fede per i giovani del nostro tempo

«I sogni grandi sono quelli capaci di seminare pace, fraternità, gioia: ecco questi sono sogni grandi perché pensano a tutti con il noi» (papa Francesco).


Il mio prof di matematica delle medie ci diceva sempre che nell'affrontare i problemi numerici occorre applicare l’XI comandamento: “semplificare!”. Mi è sempre servito questo consiglio, ben oltre l'ambito scolastico. Parlare oggi delle sfide della fede per i giovani non significa descrivere problemi che ci troviamo ad affrontare soltanto in questa parte di vita, che resta comunque un passaggio, una Pasqua. Ci sono due tipi di sfide: quelle che richiedono di alzare le nostre difese, con il rischio di inchiodarci in guerre di posizione. E poi ci sono le sfide belle, quelle che ci coinvolgono nella vita in modo inedito e ci chiedono di immaginare la nuova vita proposta dal Vangelo. Il mistero dell’Incarnazione e della Resurrezione ci appassioneranno ancora. E siccome non si fa mai da soli, ci lasceremo aiutare da due donne che incontreremo in questi giorni: Annalena Tonelli ed Etty Hillesum. Quest’ultima ci richiama alla vita «che è bellissima, degna di essere vissuta e ricca di significato. Malgrado tutto». Appunto: semplificare!
(Don Francesco Ondedei) 
Responsabile della pastorale universitaria 
e missionaria di Bologna)


Se vuoi maggiori informazioni o vuoi segnare la tua partecipazione al Ritiro contattaci ai seguenti recapiti:

TEL. 0733 892408
CELL: 3343845138
MAIL: sanfrancesconline@gmail.com
PAGINA FB: iCapp 2.0

sabato 24 novembre 2018

Un amore che vince

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Giovanni (18,33-37) – Solennità di Cristo Re dell’universo
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

COMMENTO
Gesù ha appena concluso la più lunga e più importante preghiera che i 4 vangeli ci riportano (cfr Giovanni 17) nella quale prega il Padre perché gli uomini siano salvi dallo spirito del mondo e possano contemplare la sua Gloria infinita. Ora Gesù si trova proprio dinanzi a un re di questo mondo, Pilato. Gesù però non si mette in competizione ma indica un Regno diverso, che appunto non è di questo mondo ma che tuttavia non ne è estraneo.

sabato 17 novembre 2018

Chi guida la nave?

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Marco (13,24-32) – XXXIII domenica del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

COMMENTO
Scriveva un filosofo dell’800: «La nave è in mano al cuoco di bordo. E ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani». Chissà cosa direbbe oggi questo pensatore! Senza andare tanto lontano ma fermandoci ad ascoltare i nostri vicini, parenti e amici, capiamo che non interessa andare a fondo nella comprensione di ciò che stiamo vivendo, della direzione che stiamo dando alla nostra vita, alla nostra società, e soprattutto della direzione che altri stanno dando al nostro tempo.

Proprio perché siamo interessati soprattutto a quello che si mangerà, non siamo attenti ai segni dei tempi, a quella pianta di fico il cui ramo tenero annuncia imminente l’estate. Ci è risparmiato indovinare quale sarà il giorno ultimo del giudizio finale in cui Cristo tornerà a giudicare i vivi e i morti, tanto più che neppure Gesù ha detto di conoscerlo; ma quanto meno in tanti eventi e situazioni riceviamo segni ben più eloquenti di un ramo di fico che preannuncia cambio di stagione; dovremmo avvertire la temporaneità e l’instabilità delle tradizionali certezze. Il grande gestore di fondi di investimento Soros diceva che per l’uomo ci sono solo due investimenti sicuri: il mattone e i figli, intendendo per mattone gli investimenti immobiliari. Ora neanche più la case sono sicure e provocano più tasse che profitti e neanche sui figli si investe. Su cosa stiamo investendo? In quale direzione conviene orientare la navigazione?

Siamo sempre molto connessi, molto informati su tutto, ma pochissimi e pochissimo si occupano di cogliere il senso degli eventi, e in quale direzione sta girando il vento. Papa Francesco ci ha detto che viviamo non un’epoca di cambiamenti ma un cambiamento di epoca. Quale epoca ci lasciamo alle spalle, e verso quale epoca ci stiamo incamminando?

Ulisse era un navigatore che viaggiava su e giù per i mari ma aveva un’isola, Itaca, da cui era partito e alla quale voleva ritornare. Qual è la nostra origine, e dove vogliamo approdare. Gesù figlio di Dio ci rivela una paternità e a quella paternità ci vuole orientare perché in quel cuore troveremo finalmente pace, conforto e consolazione. Non sarà forse il caso di spegnere i megafoni di bordo e in un sobrio digiuno dal superfluo del mondo ritrovare la voce di quel Padre dei cieli che ci dice: “io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo!”. (Mt 28,20)

sabato 10 novembre 2018

La vedova anti-borghese

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Marco (12,41-44)
In quel tempo, Gesù, seduto di fronte al tesoro [nel tempio], osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.  Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

COMMENTO
Soren Kierkegaard definiva borghese colui per il quale “il troppo e il troppo poco rovinano tutto”. Nell’accezione deteriore che ormai ha assunto, l’atteggiamento borghese è quello di chi non dice di “no” a niente ma neppure si coinvolge in niente, in una sorta di equilibrio che non è frutto di sapienza, ma del desiderio di non rischiare in nulla e in nessun modo.

sabato 3 novembre 2018

Amar come Gesù amò

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Marco (12,28-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

COMMENTO
“Amor, ch'a nullo amato amar perdona” (Divina Commedia, Inferno, V,103) diceva Dante Alighieri nella sua Divina Commedia tramite uno dei suoi più noti personaggi. L’amore non accetta di non essere ricambiato, l’amore spinge quasi inevitabilmente la persona oggetto di questo sentimento a ricambiarlo a sua volta.