sabato 14 giugno 2014

Amare da morire

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (3,16-18) - Festa della Santissima Trinità
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

COMMENTO
Se qualcuno chiedesse quale mondo Dio ha amato, dovremmo rispondere senza esitazione: questo, il nostro, proprio quello che stiamo calpestando e dove stiamo respirando. Fino a che punto lo ha amato? Fino a dare la vita del suo unico Figlio. Dio ha amato questo mondo, l’opera delle sue stesse mani, quella creazione e quella natura umana così perfette appena uscite dalle sue mani, e così deturpate dopo che l’uomo ha girato le spalle al suo Creatore, pensando di potersi appropriare della conoscenza del bene e del male.


Quando leggiamo o sentiamo di atti di violenza o di guerre lo scoraggiamento ci potrebbe far dire: “...Ma questo mondo è tutto da rifare!” A volte in effetti varrebbe più la pena rifare da nuovo che restaurare. Dio non dice questo; Dio dice: “salviamo questo mondo qui. Voglio dare la vita per questo mondo qui, non ne voglio fare un altro. Voglio salvare e guarire questi uomini e il loro mondo”. Dio entra nell’umanità, ci dona suo Figlio e in Lui è rifatta una nuova umanità, sempre partendo dalla stirpe di Adamo e Eva.

L’amore paziente di Dio non ha confini e Cristo è venuto a restaurare la figliolanza perduta realizzandola nella sua persona, ridandoci l’immagine della creatura perfetta che sa porsi nel giusto modo, quello dell’obbedienza filiale, di fronte alla paternità di Dio. Chi si è incarnato ed è venuto in mezzo a noi è proprio il Figlio di Dio, perché dovevamo imparare anzitutto non tanto ad essere padri, o ad essere spirito, ma ad essere figli, imparando da lui la via dell’eternità, quella di chi riconosce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna nella via dell’amore che è dono di sé.

Proibito scoraggiarsi, dunque, perché “Chi crede in lui non è condannato”; finché c’è vita su questa terra, l’offerta di salvezza resta valida; Lui continua ad amare tutti, continua ad amare le vittime della crudeltà umana, continua ad amare le vittime delle povertà morale; Lui non si stanca di sognare ed è questo sogno instancabile di Dio che spinge all’audacia missionaria, alla passione evangelizzatrice, alla virtù della speranza. “Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?” ( Rm 8,32 )

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