venerdì 20 marzo 2020

Vide e credette



IV Domenica di Quaresima, anno A - 22 marzo 2020

Dal Vangelo secondo Giovanni (Forma breve:  9, 1.6-9.13-17.34-38)

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.




COMMENTO a cura di fra Damiano Angelucci


 È un itinerario spirituale quello del cieco nato: un passaggio dall’infermità fisica alla piena salute e più ancora, ed è questo il vero punto d’arrivo, alla salute spirituale, cioè alla visione della fede. Infatti il racconto dell’evangelista Giovanni non si poteva arrestare con il recupero della vista da parte di quest’uomo, avvenuta per altro in giorno di sabato e quindi con grande scandalo dei farisei, ma doveva completarsi in quell’atto di fede uscito dalle labbra dello stesso uomo:
 Gesù gli chiede: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

 Questa è la guarigione che Gesù è venuto a portare, in funzione della quale certamente egli pone diversi miracoli, o segni come preferisce chiamarli l’evangelista Giovanni che in tutta la sua opera ne racconta esattamente sette. Il recupero della vista ha permesso all’uomo di guardare e di vedere Colui che gli stava rivolgendo la parola e che voleva donargli la luce vera, la luce della Grazia di Dio.

Possiamo concludere riconoscendo in tutto questo un itinerario che riguarda la vita di ogni uomo e di ogni credente. Il riconoscimento e l’ascolto della parola di salvezza che proviene dal Signore Gesù, dal Messia, apre un sguardo diverso, nuovo, sulla realtà della propria vita. La parola del Signore giunge a noi uomini attraverso il fango e la limitatezza di un’umanità in cui tuttavia Egli ha deciso di porre la sua dimora; se accolta con fede, questa parola diventa luce nel cuore dell’uomo e non sono più gli occhi del corpo a vedere, ma gli occhi del cuore, capaci di riconoscere in ogni frangente la presenza spirituale eamica di Gesù di Nazaret-salvatore, lui che di fatto ci apre le porte della vita eterna. Chiediamo al Signore uno sguardo di fede, perché solo in questo sguardo è possibile intravedere una prospettiva di luce anche in un contesto così difficile e oscuro, come quello che stiamo vivendo in questi giorni.





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