venerdì 19 giugno 2020

Il respiro del discepolo

XII Domenica TO anno A, 21 giugno 2020     



Dal Vangelo di Matteo (10,26-33)  

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.
Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 

Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».


COMMENTO a cura di fra Damiano Angelucci da Fano

Ai suoi dodici apostoli Gesù chiede il coraggio della testimonianza. Questo brano è pieno di verbi all'imperativo: “non abbiate paura, dite, annunciate”. Raccomandazioni che serviranno a non disperdere il sapore e la potenza della parola di salvezza che essi hanno già sperimentato vivendo con Gesù. Nel discorso della montagna Gesù infatti aveva dichiarato, “voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo (cf. Mt 5,13-18), parlando questa volta all'indicativo, cioè come di una realtà già esistente.

L’azione missionaria, coraggiosa, in nulla frenata dalla paura delle reazioni degli uomini, non solo sarà una logica conseguenza della scelta di seguire la proposta di vita del Messia di Nazaret, ma sarà soprattutto il respiro vitale del discepolo. In qualche maniera la vita del discepolo non può fare a meno della testimonianza, non anzitutto per il dovere di propagare la propria religione, ma per il contagio d’amore che essa ha provocato nel proprio cuore.

L’azione missionaria della Chiesa, chiediamoci, è sempre stata guidata dall'amore e dal desiderio di aprire le porte della vita eterna agli uomini? Sicuramente non sempre, e tuttavia di santi missionari la Chiesa di Cristo è ricchissima. 

Il nostro Papa Francesco, su questo aspetto, mette continuamente in guardia i cristiani: non si annuncia Cristo per ansia di proselitismo, per il desiderio di portare altri uomini alle mie stesse convinzioni, ma per il desiderio che l’amore di Dio Padre, che in Cristo mi ha già donato la gioia di sentirmi figlio, trasformi anche la vita di chi mi incontra. È evidente: chi tramite persone credibili, in qualsiasi epoca della storia, ha incontrato la presenza di Cristo risorto-vivo, non potrà fare a meno di condividere ad altri la sua stessa gioia, senza temere più nulla: né privazioni, né persecuzioni, né alcun tipo di temporanea perdita

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