venerdì 8 gennaio 2021

Dio umile guarda l'umile

  

Battesimo del Signore – 10 gennaio 2021   

     
Dal Vangelo di Marco (1,7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».





Commento a cura di Emanuela Mori da Fermo, redazione on line www.legraindeble.it


Ci accingiamo a ritornare nel cosiddetto “Tempo Ordinario”: non un tempo privo di sapore, anzi, ma un tempo in cui il Signore viene a visitare ordinariamente la nostra vita. Lui è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo! (cfr. Mt 28,20). Questa domenica, la Chiesa ci fa leggere il brano del Battesimo di Gesù: inizio della sua vita pubblica, del suo ministero. Prima di compiere qualsiasi opera pubblica, Gesù si mette in fila con noi peccatori: lui, senza peccato, si mimetizza nel nostro mondo di peccatori e pentiti. Ci pensiamo? Tra i tanti volti che incontriamo nelle “file” della nostra vita, nascosto umilmente, c'è quello di Dio.

Gesù non va al Giordano per farsi “lavar via” i peccati, non ne aveva bisogno. Mi piace pensare il contrario: che si sia immerso in quell'acqua torbida delle nostre colpe per prendere su di sé il peso di tutte le nostre cadute, anticipando il momento della sua croce, portandole con sé nella sua carne fino alla Risurrezione. Come quell'agnello che gli ebrei sacrificavano ogni anno, il vero Agnello che prende su di sé i peccati del popolo.

Cristo scende nell'acqua, Cristo risale dall'acqua. Come la discesa dal cielo del Verbo di Dio, e la risalita verso il cielo portando con sé la nostra umanità, come Figlio dell'Uomo. In teologia, si chiama “kènosi” lo “svuotamento” di Cristo, il suo farsi piccolo, il suo scendere verso di noi nell'umiltà del Natale, nella sua incarnazione. Il Natale è ormai alle spalle, ma Dio non smette di incarnarsi, di farsi prossimo, di farsi compagno della nostra vita tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

San Paolo ci descrive lo svuotarsi di Cristo con le bellissime parole che recitiamo in un Cantico del Breviario: “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo […]; umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: 'Gesù Cristo è Signore!', a gloria di Dio Padre.” (Fil 2,6-11).

Dio è umile, ed è l'umiltà la qualità che più attira il suo sguardo su di noi; quell'umiltà che Maria aveva in sommo grado: “ha guardato l'umiltà della sua serva” (Lc 1,48). “Eccelso è il Signore e guarda verso l'umile” (Sal 138,6), “Tu sei il Figlio mio, l'amato”. Che io possa credere in questo sguardo del Padre, che mi guarda come figlia amata, e vivere da vera figlia, in dialogo con Lui. Questo il mio augurio anche per voi, per uno “straordinario” Tempo Ordinario.
Buon cammino!

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