sabato 8 gennaio 2022

«L’arcobaleno di un nuovo diluvio»


 Battesimo del Signore, anno C – 9 gennaio 2022


Dal Vangelo di Luca (3,15-16.21-22)

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». 

Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»




Commento a cura di Elisabetta Corsi, da Fermo


Dio è con me

Una grande gioia ci viene proclamata questa domenica, un lieto annuncio che soccorre il cuore, troppo spesso inaridito dalla fatica del quotidiano: la certezza che Dio è con noi. Pensiamo a quanto meraviglioso sia questo annuncio, ripetiamocelo nel silenzio della nostra interiorità: Dio è con me. Nessun passo, nessuna scelta, niente della nostra vita non è salvo, perché Dio era, è e sarà con me. Spesso l’incredulità-frattura che si interpone fra il nostro cuore e il vero volto di Dio si interroga sul senso della presenza di Dio e ci fa chiedere: che vuol dire che Dio è con me? Come si manifesta alla mia vita?


Nell’attesa di un evento

Nel vangelo di questa domenica, il popolo di fronte a Giovanni è «in attesa», «tutti si domandavano». Questo duplice atteggiamento di attesa e di domanda incarna nella parola un modus vivendi che si fa sostanza in ogni nostra cellula vitale: corrisponde al desiderio di qualcosa di grande, di un evento che cambi per sempre il corso della storia. L’attesa genera una domanda: cosa o chi può appagare un desiderio tanto grande? La Parola risponde: il Dio che mi ha creato. Se è vera la certezza che questo vangelo annuncia — Dio è con me, — significa che il suo «farsi vicino» corrisponde al suo esistere nella mia vita e nel mio cuore. Ma come è possibile?


L’arcobaleno di un nuovo diluvio

Per rispondere alla domanda, è necessario comprendere la dichiarazione d’amore del Signore in questa domenica. Leggiamo insieme, allora, qualche verso di una poesia di D.M. Turoldo (di cui abbiamo parlato in questo articolo) che ripropone in versi l’episodio del battesimo di Cristo. Scrive:


Non griderà, né alzerà la sua voce,

non farà strepito in mezzo alle piazze,

non spezzerà la canna incrinata,

non spegnerà la fiammella morente.

Proclamerà con fermezza il diritto,

non verrà meno, né mai cederà

finché non l'abbia affermato sul mondo:

la sua dottrina attendono le isole


In questi versi, impreziositi di vari riferimenti alla Scrittura, si condensa il modus amandi del Signore, il vero volto di Dio, che è Cristo: non alza la voce, non spezza la canna incrinata e non spegne una fiammella che muore, perché è sostanza e vita del vivere e solo Lui può chinarsi ad accarezzare il quotidiano, può scendere nelle acque impetuose del cuore e vivificarle.


Anche l'apostolo a stento capiva

Come inarcava quel giorno sul mondo

L'arcobaleno di un nuovo diluvio,

e nuova usciva una vita dall’acque.

Turoldo chiama Cristo «arcobaleno di un nuovo diluvio», riconoscendo nel Salvatore il compimento della storia antica, ma anche compimento di ogni storia particolare, centro del cuore che tutta l’esistenza abbraccia. Solo in Lui l’isola dell’anima può radicarsi nell’infinito mare d’amore a cui è destinata. Certi, allora, di questa promessa l’uomo deve, infine, chiedersi: credo davvero a tutto questo?


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