giovedì 15 maggio 2014

Ostaggi del sensazionale

di Paride Petrocchi


Brescia, 24 Aprile 2014, un giovane disabile che abitava in via Giovanni XXIII a Lovere, provincia di Bergamo, muore schiacciato da una croce edificata in onore di Papa Giovanni Paolo II. Appena la notizia giunge sui giornali, eccoci, tutto lì, ad ipotizzare sul perché di questo  tragico evento. Le reazioni, come dice Gramellini: "oscillano tra il nichilista e il dissacratorio". I primi hanno l'ennesima conferma che la vita è assurda e ha un senso dell'ironia brutale; gli altri, invece, ci leggono un segno di Dio, un chiaro messaggio per esprimere la sua contrarietà alla canonizzazione dei due Papi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ma mentre questi esperti si impelagano nell'ennesima discussione sulla teodicea, qualcuno fissa lo sguardo sulle corde, sulle corde logore, corde che sarebbero dovute essere sostituite e che ad un certo punto si sono spezzate e hanno provocato la caduta della croce sul ragazzo, uccidendolo. Succede spesso così, siamo così ostaggi del sensazionale, che non ci rendiamo conto del resto, un resto che spesso è in penombra ma che contiene la risposta.


Ne sentiamo proprio bisogno di questo "sensazionale", ne beviamo a grandi sorsi dalla tv, dai giornali, dai mass media in generale. Siamo talmente dipendenti che lo cerchiamo anche dove non c'è, cioè nella quotidianità. Ci chiediamo perché mai la nostra vita non sia piena di colpi di scena, o ancora peggio non sia degna di essere sulle copertine dei rotocalchi. Rischiamo di svegliarci ogni mattina chiedendo alla vita di sorprenderci, incrociamo le dita perché avvenga una svolta, poi questa svolta accade, spesso diversa da come la immaginavamo e noi nemmeno ce ne rendiamo conto. É una logica così pervasiva, che a volte pensiamo che le cose che non rientrano nel criterio del "sensazionale" non abbiano valore.

Qualche mese fa, ero a Torino, mentre camminavo, davanti a me si palesa una scena difficilmente metabolizzabile. Alla mia destra un uomo, di mezza età, volto triste, sguardo spento e sopra il petto un cartello con una richiesta d'aiuto; alla mia sinistra, a pochi metri dall'uomo, una Ferrari, rossa fiammante, parcheggiata lì, senza permesso, e vicino a lei una famiglia, in vacanza nella città sabauda, che si faceva la foto con la Ferrari. Di fronte ad una scena così, non si può eludere la domanda: cosa per noi è degno di attenzione? Cosa in verità ha valore per noi? Non è che corriamo il rischio di costruire la nostra vita come una enorme palazzo pieno di mille abbellimenti, fronzoli ma che ha delle fondamenta di sabbia?

Dobbiamo sforzarci di puntare lo sguardo sulle realtà in penombra, dobbiamo avere cura, inoltre, delle corde, a volte invisibili che sorreggono la nostra vita, non dobbiamo stupirci, nè tantomeno vergognarci se le "corde" che ci tengono su sono fragili, ma se ne avremo cura, potremmo rinforzarle giorno dopo giorno senza fingere di essere qualcuno che non siamo. E se ogni tanto quando abbiamo la sensazione di non essere vivi, dovremmo essere consapevoli che vivere è assaporare la quotidianità, stare dentro al momento mentre passa, "andare alla ricerca degli istanti che muoiono".

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