sabato 14 febbraio 2015

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Marco (1,40-45) - VI Domenica del Tempo ordinario
Venne a lui un lebbroso e, buttandosi in ginocchio, lo pregò dicendo: «Se vuoi, tu puoi purificarmi!» Gesù, impietositosi, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio; sii purificato!» E subito la lebbra sparì da lui, e fu purificato. Gesù lo congedò subito, dopo averlo ammonito severamente, e gli disse: «Guarda di non dire nulla a nessuno, ma va', mostrati al sacerdote, offri per la tua purificazione quel che Mosè ha prescritto; questo serva loro di testimonianza». Ma quello, appena partito, si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare apertamente in città; ma se ne stava fuori in luoghi deserti, e da ogni parte la gente accorreva a lui.

COMMENTO
Gesù impone ai demoni di tacere, ai malati di non divulgare le guarigioni da lui operate ma chiede a questo lebbroso di presentarsi ai sacerdoti, “come testimonianza per loro”.  Sappiamo che Gesù temeva il fraintendimento della sua identità di Messia-Salvatore, perché non pochi erano quelli che attendevano un Messia politico, nazionalista, un patriota che avesse liberato la nazione ebraica dal potere politico romano, o un profeta che avesse definitivamente chiuso la storia e instaurato il Regno eterno del Signore. 


Gesù non si vuole nascondere tuttavia di fronte ai sacerdoti, ai responsabili del culto-ebraico, perché anzi proprio loro avrebbero dovuto essere i primi a saper cogliere il senso della sua missione di salvezza: se guarire dalla lebbra significava far uscire un uomo da uno stato di emarginazione dovuto al pericolo del contagio e dalla condizione di impurità spirituale che si credeva ad esso associata, così facendo Gesù di Nazaret annuncia che il suo perdono guarisce, e che perdonando non solo si ristabilisce una piena comunione con Dio ma si ricreano le condizioni per una libera e fraterna convivenza umana. 

La vera lebbra che sempre più Gesù individuerà come il vero nemico da combattere dunque è proprio il peccato, che separa l’uomo da Dio e dalla comunione degli uomini. Il lebbroso ha creduto nella potenza di Cristo. “Se vuoi puoi guarirmi” egli dice; proprio i sacerdoti invece, gli specialisti del sacro, si dimostreranno incapaci di capire il nuovo, di credere che per liberarsi dal male non sarà più necessario emarginare i malati e i peccatori, come insegnavano le leggi di purità rituale del libro del Levitico, ma fare comunione con il Santo, con colui che ha potere di ricreare e di rinnovare l’umano purificandolo con il sacrificio della sua croce. 

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