martedì 25 agosto 2015

Gesù, la via al Padre

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,60-69) - XXI domenica del tempo ordinario
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.  Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

COMMENTO
Nutrirsi della carne di Gesù, credere che il suo corpo sia il cibo necessario per entrare nella vita eterna; si direbbe “cose da non credere” ma Gesù ci risponde che nessuno può andare a Lui e credere in Lui se non gli è concesso da Dio Padre.


Se dobbiamo dare per scontata tale concessione, cioè la volontà di Dio riguardo la salvezza di tutti gli uomini, dal primo all’ultimo, il problema dell’accoglienza o del rifiuto dell’invito del Padre è situato al nostro livello, alla nostra capacità di lasciarci guidare dalla sua parola, dalla sua provvidenza, e in definitiva dal suo amore paterno che è manifesto nella perfezione della creazione, nelle parole e opere di sapienza che tanti profeti hanno trasmesso lunghi i secoli, e ultimamente nelle stesse opere di Gesù.

Tutti hanno ricevuto il dono della fede, ciascuno di noi è chiamato a riconoscere come veritieri le parole e i gesti di auto-rivelazione Gesù, ma tutto presuppone da parte di noi uomini uno sguardo puro sul mondo e sulla storia, una purezza frutto dell’umiltà e del riconoscimento della nostra creaturalità, dei nostri limiti. La nostra coscienza ha una capacità intuitiva di cogliere la verità della parola del Vangelo perché essa ci trasmette lo spirito, la vita di Dio. Gesù stesso disse
 le opere che il Padre mi ha date da compiere, quelle stesse opere che faccio, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.  (Gv 5,36)

Una testimonianza quindi oggettiva, alla portata di tutti, aperta e decifrabile da ogni cuore, a condizione che nel cuore ci sia la ricerca sincera della Verità, del Bene, dell’Assoluto, in poche parole di Dio. Altrimenti diventano vere le parole della severa ammonizione di Gesù ai farisei…
Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo?  (Gv 5,44)

Farisei di ieri e di oggi: persone che usano l’ambiente religioso per cercare la gloria propria, per avere un proprio palcoscenico in cui essere protagonisti e ritagliarsi una posizione da leader. La parola di Gesù è dura per chi non capisce che la volontà di Dio è invece donare la vita, essere capaci di vivere l’amore nella carne, fino al dono totale di sé stessi.

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