di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Luca (3,15-16, 21-22 ) - Battesimo del Signore
In
quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti
dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui
non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito
Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il
battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo
Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo:
«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
COMMENTO
Gesù
aveva bisogno di purificarsi dal peccato, di fare penitenza? Certamente no e in
questo senso l’episodio potrebbe creare confusione come di fatto contribuì a
crearla, dato che nei primi secoli i cristiani hanno fatto difficoltà a essere certi della reale
divinità di Gesù di Nazareth, e ancor più della sua reale natura umana. In
quel punto il fiume Giordano si trova circa 400 metri sotto il livello del mare
e il fiume è il punto più basso della valle. L’acqua, se qualcuno è andato in
terra santa avrà notato, è tutt’altro che cristallina e limpida, ma anzi
verdastra , limacciosa , un po’ ristagnante.
Questo ci dice che fisicamente Gesù è andato proprio in basso, che più in basso non poteva. Il suo Battesimo è l’immersione totale nella nostra condizione di fragilità, debolezza, di peccato. Capiamo che quel gesto non è per la sua purificazione ma anzi è la sua scelta di accollarsi, di caricarsi, di prendere su di sé, di “sporcarsi” di tutti i peccati dell’umanità, di andare simbolicamente sotto il più basso degli uomini. Una prefigurazione della “discesa agli inferi”, se volete, cioè del fatto che con la sua morte in croce Cristo libera tutti coloro che defunti erano in attesa della sua redenzione operata in croce ( cf Mt 27,52-53: “i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Cf 1 Pt 3,19: E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione ).
Se
gli altri uomini nel Battesimo si purificavano , Gesù si è preso simbolicamente
tutto lo sporco lasciato lì dall’umanità intera … e poi ha iniziato la sua
missione. L’immersione nell’acqua ci dice quel ritorno alla creazione iniziale
quando lo spirito aleggiava sulle acque, come se con Gesù, Dio permette
all’umanità la ripresa da capo della sua storia. Gesù stava in preghiera. L’evangelista
Luca più degli altri tre ama riportare l’attitudine di Gesù alla preghiera,
alla ricerca dell’intimità col Padre. Nel momento in cui Gesù ritualmente e
quindi effettivamente si carica di tutte le fragilità e peccati dell’uomo non
può che mettersi subito a pregare. È esattamente quello che dovremmo fare noi:
rivolgere il nostro sguardo al Padre, sempre, anche e soprattutto quando siamo
caduti in basso. La vittoria dello spirito nemico non è il peccato ma
soprattutto il distrarci dallo sguardo del volto misericordioso del Padre, che
è Cristo.
Infatti su Gesù che si è immerso nel Giordano e che è in preghiera
“ il cielo si aprì e scese su di lui
lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba" ( Lc 3,21-22 ). Anche questo segno che l’evangelista racconta
simbolicamente e che lascia giustamente tanto spazio alla nostra immaginazione,
ci dice che nel momento in cui Gesù si assoggetta a questa missione si pongono
già le premesse della futura salvezza. Quello che farà Gesù morendo in croce,
sarà proprio riaprire per l’uomo la via del Cielo, ristabilire pienamente la
connessione Dio-uomo interrotta col peccato (quello originale e quelli venuti
dopo). I cieli si riaprono perché ora il
cielo è sceso sulla terra: Gesù è il nostro nuovo paradiso terrestre,
quell’albero della vita perduto che è nato nel giardino immacolato della
Vergine Maria. In Gesù, e solo in Gesù possiamo dire pienamente “Padre nostro”,
perché quando diciamo “Padre”, nel cuore di un battezzato c’è lo Spirito del
Figlio che grida “Abbà Padre!” (cfr Rm 8,15).
Anche
il segno della colomba è notevole. Annuncia la fine della pena e l’inizio di
un’era nuova. In Gen 8,6-12 leggiamo che la colomba che ritorna col ramoscello
d’ulivo sul becco dice che la terra è riemersa dopo il diluvio universale. Quindi
questo segno attesta che con Gesù è finito il diluvio, è finito il penoso
naufragio dell’umanità, e l’umanità tutta è riemersa; in Gesù finalmente è appena “riemersa”
quell’umanità rinnovata, purificata, nuova che annuncia la pace messianica (Lui
è la nostra pace!), la fine del castigo, perché il castigo ( cioè le
conseguenza dei nostri peccati ) si abbatte su Gesù. I nostri peccati
continuano a”meritare” un castigo, come diciamo in uno delle nove preghiere
possibili di “Atto di dolore”, ma Gesù lo ha preso tutto su di sé. Paga tutto
Lui.
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