Dal Vangelo secondo Luca (16, 10-13 ) - XXV domenica del tempo ordinario
In
quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Chi
è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è
disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se
dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella
vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la
vostra? Nessun
servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e
la ricchezza».
COMMENTO
In
un’intervista l’allora presidente della Fiat Gianni Agnelli disse che il modo
migliore per “fare soldi” è quello di averli già in partenza. La battuta
contiene una verità di fatto: il possesso di beni materiali rende
progressivamente sempre più facile l’ulteriore accrescimento del capitale. Se
chi ha 10 può raddoppiare, chi a 20 può triplicare, chi ha 50 può quadruplicare
e così di questo passo. Il fascino del denaro è proprio questo: una prospettiva
di indefinito aumento e accumulo, ma è anche il grandissimo pericolo per chi
vuole crescere nella ricchezza che Gesù definisce “quella vera”, quella che
dura per la vita eterna e che riguarda i valori dello spirito e del cuore. La
ricchezza materiale è disonesta , secondo le parole di Gesù, perché
ingannevole, tentatrice e causa frequente di cecità spirituale.
Papa Francesco dice
di non aver mai visto dietro un corteo funebre il camion dei Traslochi, e in effetti
le uniche cose che potranno passare alla dogana della vita eterna sono quelle
che avremo già donato in vita. Ecco la ricchezza vera di cui parla Gesù, la
sapienza del cuore che sa riconoscere il giusto
primato dell’amore di Dio in ogni situazione, non anzitutto come esigenza
di comportamento ma come realtà di fatto che ci precede e che in Gesù di
Nazareth diviene storicamente visibile e assimilabile alla propria umanità.
La
sapienza del mondo va in una direzione totalmente opposta a quella del Regno dei
cieli, poiché la prima tende all’accumulo per sé, laddove la seconda tende al
dono e al cercare il bene degli altri come il proprio. La sapienza del mondo
vede il merito dappertutto e spinge a pensare che tutto si possa “comprare”,
compresa la salvezza eterna; la sapienza di Dio apre gli occhi sulla Grazia,
dono infinito senza merito umano, vera ed unica ricchezza dell’uomo redento da
Cristo.
Ecco
perché Gesù dice: “Beati voi poveri perché vostro è il regno di Dio” e poi
aggiunge “Guai a voi ricchi perché avete già ricevuto la vostra consolazione”.
San Paolo rincarerà la dose dicendo: “
l’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali “ ( 1 Tm 6,10 ). Le
ricchezze di questo mondo sono cose di poco conto agli occhi di Dio, come ha
dimostrato Gesù durante la sua vita terrena, itinerante e affidata alla
provvidenziale assistenza di alcune donne al seguito, ma nella gestione di
queste piccole cose il cuore dell’uomo trova già una palestra per allenare la
sua fiducia in Dio, l’amore al prossimo e quindi il distacco da ciò che vera
ricchezza non è.
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