sabato 17 settembre 2016

Il profumo della sapienza di Dio

di fra Damiano Angelucci





Dal Vangelo secondo Luca (16, 10-13 ) - XXV domenica del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

COMMENTO
In un’intervista l’allora presidente della Fiat Gianni Agnelli disse che il modo migliore per “fare soldi” è quello di averli già in partenza. La battuta contiene una verità di fatto: il possesso di beni materiali rende progressivamente sempre più facile l’ulteriore accrescimento del capitale. Se chi ha 10 può raddoppiare, chi a 20 può triplicare, chi ha 50 può quadruplicare e così di questo passo. Il fascino del denaro è proprio questo: una prospettiva di indefinito aumento e accumulo, ma è anche il grandissimo pericolo per chi vuole crescere nella ricchezza che Gesù definisce “quella vera”, quella che dura per la vita eterna e che riguarda i valori dello spirito e del cuore. La ricchezza materiale è disonesta , secondo le parole di Gesù, perché ingannevole, tentatrice e causa frequente di cecità spirituale. 

Papa Francesco dice di non aver mai visto dietro un corteo funebre il camion dei Traslochi, e in effetti le uniche cose che potranno passare alla dogana della vita eterna sono quelle che avremo già donato in vita. Ecco la ricchezza vera di cui parla Gesù, la sapienza del cuore che sa riconoscere il giusto  primato dell’amore di Dio in ogni situazione, non anzitutto come esigenza di comportamento ma come realtà di fatto che ci precede e che in Gesù di Nazareth diviene storicamente visibile e assimilabile alla propria umanità.

La sapienza del mondo va in una direzione totalmente opposta a quella del Regno dei cieli, poiché la prima tende all’accumulo per sé, laddove la seconda tende al dono e al cercare il bene degli altri come il proprio. La sapienza del mondo vede il merito dappertutto e spinge a pensare che tutto si possa “comprare”, compresa la salvezza eterna; la sapienza di Dio apre gli occhi sulla Grazia, dono infinito senza merito umano, vera ed unica ricchezza dell’uomo redento da Cristo.

Ecco perché Gesù dice: “Beati voi poveri perché vostro è il regno di Dio” e poi aggiunge “Guai a voi ricchi perché avete già ricevuto la vostra consolazione”. San Paolo rincarerà la dose dicendo:  “ l’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali “ ( 1 Tm 6,10 ). Le ricchezze di questo mondo sono cose di poco conto agli occhi di Dio, come ha dimostrato Gesù durante la sua vita terrena, itinerante e affidata alla provvidenziale assistenza di alcune donne al seguito, ma nella gestione di queste piccole cose il cuore dell’uomo trova già una palestra per allenare la sua fiducia in Dio, l’amore al prossimo e quindi il distacco da ciò che vera ricchezza non è. 

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