Dal Vangelo secondo Luca (20, 27.34-38 ) - XXXII domenica del tempo ordinario
In
quel tempo, disse Gesù ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c’è
risurrezione: «I
figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono
giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono
né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli
angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che
poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando
dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non
è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
COMMENTO
Molto
indefinita e labile è ormai anche tra i cristiani la fede nella risurrezione
dei corpi, ma il Vangelo di questa Domenica giunge proprio nella settimana
successiva al 2 novembre, commemorazione dei defunti, a rafforzare la nostra
speranza nella vita eterna.
I
sadducei, differentemente dai farisei, non credevano nella resurrezione della
carne e quindi pongono una sorta di domanda tranello a Gesù , proprio su tale
aspetto. L’obiezione poteva essere anche lecita, se la resurrezione finale
predicata e vissuta da Gesù fosse come quella di Lazzaro, cioè un ritorno alla
vita naturale. Come può una donna, tornando in vita, essere sposa
contemporaneamente dei sette uomini con cui si era precedentemente sposata? Il punto è che la risurrezione per la vita
futura non ci riporta nella vita precedente, nel tempo e nello spazio di questo
mondo, ma nel nuovo mondo, in quei cieli e terra nuovi di cui parla
l’Apocalisse al capitolo 21: "Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra,
poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era
più. […] Udii una gran voce dal trono,
che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro,
essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e
non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di
prima sono passate».
In
fondo, dice Gesù, anche Mosé ha ricevuto questa testimonianza quando Dio gli si
è rivelato come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. E siccome Dio non
può essere un Dio dei morti ma dei viventi, allora Abramo, Isacco e Giacobbe
sono vivi. Ovviamente
però la parola più decisiva riguardo la fede cristiana nella risurrezione della
carne è la stessa risurrezione di Gesù di Nazareth. Egli appare con le sue piaghe
nella sala dove i suoi apostoli erano riuniti alla sera di quel primo giorno
della settimana ebraica che noi ora chiamiamo Domenica (in onore del nostro
Dominus=Signore); l’evangelista ci dice che egli entra a porte chiuse per farci
capire che appunto il suo corpo era un corpo nuovo, glorificato, esattamente il
suo ma non più appartenente alle dimensioni e condizionamenti di questo mondo. Per
questo il suo corpo appariva e dispariva liberamente, perché ormai la sua carne
era stata glorificata, e il suo corpo pur rimanendo visibile e concreto, era
ormai divenuto un corpo spirituale. Ancora San Paolo ci viene in aiuto
"Ci sono anche dei corpi celesti e dei corpi terrestri; ma altro è
lo splendore dei celesti, e altro quello dei terrestri. Altro
è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna, e altro lo splendore
delle stelle; perché un astro è differente dall'altro in splendore. Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è
seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è
seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; è
seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c'è un corpo naturale,
c'è anche un corpo spirituale" ( 1 Cor 15,40-44 ).
Dunque come si può credere che non esista resurrezione
dei corpi? Direbbe San Paolo: "Ma se non vi è risurrezione dei morti,
neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana
dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede. Noi siamo anche
trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio, che egli ha
risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che i morti
non risuscitano" ( 1 Cor 15, 13-15 ).
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