domenica 9 settembre 2018

La riapertura della via del cielo

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Marco (7,31-35) – XXIII domenica del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

COMMENTO
Eravamo tutti molto piccoli, ma chi scrive e molti di voi che siete in ascolto, nel giorno del Battesimo, abbiamo ricevuto la stessa esortazione fatta da Gesù in aramaico all’anonimo sordomuto di cui abbiamo appena sentito nel Vangelo. Alla fine del rito del Battesimo, infatti, il sacerdote (o il diacono) si accosta al bambino e facendo un segno di croce sulle labbra e sugli orecchi dice:
 Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti,
ti conceda di ascoltare presto la sua parola,
e di professare la tua fede,
a lode e gloria di Dio Padre.


Interessante: la capacità di ascoltare e di parlare in modo sapiente, cioè secondo la fede del Signore, non è una conquista dell’uomo anzitutto, ma frutto dell’intervento gratuito della potenza di Dio. Dovremmo ricordarlo ogni tanto, perché sempre più si va diffondendo l’idea che non sia il caso di far ricevere ai bambini il Battesimo lasciando a loro eventualmente la scelta in età adulta.

L’episodio evangelico invece, ricco di simbolismi, ci accompagna ad una riflessione in senso opposto. Tutto è dono, tutto è Grazia. L’uomo da solo, lasciato a se stesso, e quindi ai condizionamenti del mondo, non sarebbe capace di intendere la sapienza di Dio, e di conseguenza non potrebbe neppure proferire parole di saggezza. Abbiamo ascoltato due Domeniche fa che Gesù dice: “Nessuno viene a me se non gli è concesso dal Padre” (Gv 6,65)… cioè all’inizio e prima di ogni parola di assenso umano c’è un intervento della Grazia divina.

Altro aspetto importante. Questa Grazia passa attraverso l’umanità di Gesù. L’uomo Gesù, nel suo essere Dio fatto uomo, si pone con tutto se stesso e con tutte le sue facoltà sensitive, “in mezzo” fra Dio e l’uomo. I suoi occhi sono rivolti al cielo, il sospiro accompagna la sua preghiera a Dio Padre, mentre la sua saliva tocca la lingua, le sue dita sfiorano gli orecchi. In questo quadro Gesù si manifesta fisicamente proprio come colui che riapre la via tra il Padre e l’uomo. Per Lui, grazie a Lui e in Lui ci è dato di ritrovare l’unico Padre fonte di ogni altra paternità e maternità… il Padre che è nei cieli.

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