sabato 19 gennaio 2019

L'inizio delle trasformazioni

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Giovanni (2, 1-11) – II domenica del tempo ordinario
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui

COMMENTO
A volte è sufficiente che una sola coscienza si alzi dal torpore generale perché accada o riaccada una bella novità. Quel giorno a Cana il pranzo di matrimonio stava diventando una mezza tragedia ma qualcuno tra gli invitati ha quanto meno posto all’attenzione di Gesù quello che stava succedendo. Anche nelle nostre famiglie spesso non sono necessari chissà quali gesti eroici per riportare il sereno, perché a volte basta la delicatezza di un’intuizione, e questo normalmente è caratteristico delle mamme; basta un pizzico di sensibilità e attenzione ai particolari, la capacità di aprire uno spiraglio alla luce in una situazione ormai del tutto compromessa.


Le nozze di Cana dove Gesù, secondo l’evangelista Giovanni, compie il primo dei suoi segni, rappresentano ed evocano tanti dei nostri scenari di vita domestica e familiare, dove sebbene la gioia è sempre coltivata e desiderata e la speranza è sempre custodita e ultima a morire, spesso manca il gusto del ritrovarsi insieme e prevale, nel migliore dei casi, una fedeltà stanca e senza sorriso.

Gesù, pur consapevole che non sarà a Cana l’ora di invertire definitivamente il corso penoso e deludente delle nostre attese di relazioni affettive gioiose e piene, offre tuttavia un segno. All’altro capo del Vangelo di Giovanni, sotto la croce, ritroveremo infatti ancora una volta la madre di Gesù, e sarà veramente quella l’ “ora” di Gesù, l’ora in cui Egli cambierà l’indifferenza che uccide in un amore che perdona, l’ora in cui Egli cambierà il destino chiuso di un’umanità condannata in un nuovo corso di un’umanità trapiantata in un cuore da Figlio.

Il vino nuovo che non si esaurisce mai, la gioia di feste nuziali che non impallidiscono col passare degli anni sono significati nell’acqua di Cana cambiata in vino, perché da lì capiamo che la presenza del Signore non porta mai stanchezza, che la sua sollecitudine attivata dal cuore materno di Maria, conferisce un cambio di direzione alle nostre prospettive di vita.

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