sabato 30 marzo 2019

Fratelli spreconi

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32) – IV domenica di Quaresima
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

COMMENTO
I pubblicani e i peccatori percepivano simpatia da parte di Gesù, intuivano che in lui c’era un uomo che li aspettava a braccia aperte, non per giudicarli ma per provare a ridar loro dignità, e il senso del calore di un padre e della tenerezza di una madre. Notate: in questa parabola non compare nessuna figura femminile. Forse perché questo padre è talmente padre da essere anche madre. Se è vero che la paternità rappresenta la norma e la maternità la tenerezza dell’accoglienza, possiamo dire che la figura di Dio Padre che ci viene dipinta in questo racconto è così oltre lo schema umano da contenere in se allo stesso tempo l’ideale della paternità e della maternità.


I farisei e gli scribi, invece, che confidavano nella purezza del cuore derivante dall’osservanza della legge, sono chiusi nella mormorazione. Il loro cuore è ben rappresentato dall’atteggiamento del figlio maggiore della parabola, quel figlio che reclama la ricompensa mai ricevuta, nonostante il servizio ininterrotto di tanti anni. Non viene condannata la sua fedeltà, ovviamente, ma il senso della parabola va nella direzione di un qualcosa di più: l’essere contenti di vivere con un padre, di sentirsi pienamente figli. Invece questo fratello maggiore, che è rimasto sempre in casa, ha condiviso si un tetto, ma ha sprecato l’amore del padre, non ne ha goduto. Il fratello minore ha sprecato il patrimonio. Il fratello maggiore ha sprecato l’amore! Chi sta bene con una persona non cerca una ricompensa oltre la gioia di stare insieme, e se quel bene percepito non è vissuto in modo egoistico, si gioisce anche nel condividerlo con altri.

Chi fosse cristiano, ripensi al suo modo di vivere la sua fede. Forse essa troppo spesso è pensata solo come l’osservanza dei comandamenti, senza dar attenzione alla bellezza di vivere le relazioni umane come un riflesso dell’amore divino, senza la gioia di respirare la dolcezza che Dio Padre ha messo nel nostro cuore, per accogliere il fratello, anche quello che ha sbagliato.  

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