sabato 25 gennaio 2020

Ogni piccolo attimo


III Domenica del TO, anno A, 26 gennaio 2020

Dal Vangelo di Matteo (4,12-17)

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».


 

Commento a cura di fra Damiano Angelucci da Fano
 

Convertirsi a cosa? Certo: al Vangelo. Ma in quest’ultima sintetica affermazione di Gesù – “convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” - c’è il richiamo alla vicinanza del regno di Dio. Gesù ci invita a convertire la nostra attenzione a ciò che è più prossimo, perché i cieli qui menzionati non richiamano questioni di astronomia ma piuttosto la profondità spirituale delle cose quotidiane.

 Il Padre nostro che è nei cieli e che Gesù è venuto a rivelare, non abita sopra le nuvole, ma vive nei nostri cuori, cammina accanto a noi, si rende presente in tutte le nostre relazioni quotidiane, anche se noi lo ignoriamo il più delle volte. In un altro passo dirà: “Il regno dei cieli è in mezzo a voi”, alludendo ovviamente alla sua persona.
 

Quale ebreo poteva aspettarsi che il Messia fosse detto nazareno e che crescesse in una regione malfamata come la Galilea- in quel tempo crocevia di diverse etnie e religioni – caratterizzata da diffuso sincretismo religioso e non certo da una diffusa fedeltà alla legge ebraica? Eppure il popolo che abitava nelle tenebre della Galilea ha visto sorgere una grande luce, quella di Gesù di Nazaret.
Come Giovanni il Battista di cui abbiamo sentito molto parlare durante il tempo di Avvento e queste ultime due domeniche, siamo chiamati all’ascolto degli eventi, alla sobrietà del cuore. 


Gesù non è venuto per nascondersi ma al contrario per rivelarsi; ma la percezione della sua presenza richiede di non perdersi nel clamore e nel chiasso del mondo, e di affinare i sensi del cuore. Diventiamo, allora, attenti osservatori di ciò che stiamo vivendo; proviamo a cogliere il senso di tutto ciò che sperimentiamo e che ci accade. In questa attenzione profonda alle situazioni avvertiremo un bisogno, un vuoto, la sete di altro…. Esattamente il regno dell’amore che Gesù è venuto a seminare.

Nessun commento:

Posta un commento

Lasciate un commento