giovedì 8 luglio 2021

Quello strappo nel cielo di carta

 

Commento al Vangelo della XV Domenica del TO – anno B – 11 luglio 2021


Dal Vangelo di Marco (6,7-13) 

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 

E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 

Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.





Commento a cura di Paride Petrocchi, da Offida

“Beate le marionette – sospirai – su le cui teste di legno il finto cielo si conserva senza strappi! Non perplessità angosciose, né ritegni, né intoppi, né ombre, né pietà: nulla! E possono attendere bravamente e prender gusto alla loro commedia e amare e tener se stesse in considerazione e in pregio, senza soffrire mai di vertigini o capogiri, poiché per la loro statura e per le loro azioni quel cielo è un tetto proporzionato”

Così Pirandello in un suo celebro scritto, Il fu Mattia Pascal, descrive la vita beata delle marionette, una vita tra palco di legno e cielo di carta. Un’esistenza dove non trovano posto né angosce, né dubbi, né intoppi, né vertigini, né capogiri, una vita dove non trova posto… nulla!

Quanti di noi la sognano una vita come quelle delle marionette? In fondo al nostro cuore, forse, abita questa tentazione pseudo – paradisiaca per cui la vita sarebbe più godibile se non ci fossero grandi drammi da vivere, grandi scelte da fare, senza nessun imprevisto che venga a disturbare la nostra routine.

Forse questa perfezione artificiosa pervadeva il mandriano Amos, il giudeo Saulo, dodici uomini che trascorrevano la loro esistenza nella Palestina del tempo; non lo sappiamo, il Vangelo non ce lo racconta.

Poi un giorno, che loro bene ricordano, uno strappo nel cielo di carta, una Voce, o meglio la Voce:

“Va', profetizza al mio popolo Israele” oppure un “Perché mi perseguiti?” oppure ancora un “Seguimi”. Brevi esortazioni, un fremito di vento dall’effetto tellurico, tutto è diverso.

Uno era mandriano e coltivava sicomoro, un altro riscuoteva le tasse, altri quattro avevano appena finito a pescare, un altro leggeva e studiava le Scritture all’ombra del fico; immagine simbolica ed evocativa.

Mestieri forse estinti o in estinzione; noi siamo chini sulle carte, assorbiti dalla luce blu degli schermi dei pc o forse all’interno di uffici; tutti alla ricerca di una vita felice, perfetta, serena, magari senza scossoni.

A tutti viene rivolta la medesima domanda: abbiamo mai sperimentato questa irruzione travolgente e sconvolgente del divino nella nostra vita? Lo desideriamo questo “strappo nel nostro cielo di carta”?


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