sabato 5 luglio 2014

Tu sei umiltà

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30) - XIV° domenica del tempo ordinario
In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

COMMENTO
Gesù prega ad alta voce e rivolgendosi al Padre lo benedice per la sua gratuita predilezione per i piccoli della terra a discapito dei sapienti e degli intelligenti ai quali i misteri di Dio resteranno nascosti. Sembrerebbe quasi che i discepoli di Cristo dovranno essere necessariamente una massa di testoni, di poco o nullo spessore intellettuale, insomma gente sempliciotta.


Per capire chi sono gli intelligenti e i sapienti a cui Gesù si riferisce basterebbe invece andare al capitolo 9 del Vangelo di Giovanni dove Egli, dopo aver guarito il cieco nato, dice di essere venuto per ridare la vista ai ciechi e per rendere ciechi quelli che vedono, cioè quelli che credono di vedere. Ma le parole di Gesù sono ancora più chiare all’ultimo versetto del capitolo: “Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»” (Gv 9,40-41).

Proprio questi sono gli intelligenti e i sapienti a cui è preclusa la conoscenza dei pensieri di Dio, o quanto meno dei suoi piani che si rivelano nella storia umana, ciò che più propriamente chiamiamo i “misteri di Dio”: si tratta quindi dei sapienti secondo la logica mondana autocentrata, di quelli che pensano di non avere bisogno del medico, di quelli che come Adamo ed Eva dicono ”… ma chi l’ha detto che questo è male e questo è bene! Mi piace e quindi lo mangio (lo faccio)”. In definitiva sono quelli che non sentono il bisogno di essere salvati perché la salvezza se la danno da soli, quelli pieni di sé a tal punto da mettere se stessi al posto di Dio

La mamma di un Vescovo, subito dopo aver appreso la notizia della nomina, disse al figlio: “ Ricordati figliolo che Gesù è entrato a Gerusalemme cavalcando un asino. Finché ti sentirai un asino, Gesù continuerà a cavalcarti; ma se cominci a sentirti un cavallo, Gesù scende.” 
Per capire le cose del Signore e farsi capire dal Signore, bisogna di farsi piccoli come Gesù. Egli è la rivelazione dell’identità profonda di Dio, del suo essere infinitamente grande ma anche infinitamente umile. Nelle Lodi di Dio Altissimo San Francesco addirittura dice rivolgendosi a Dio: “Tu sei umiltà!” 

Il giogo che Gesù ci chiede di prendere su di sé è lo spirito delle beatitudini: tutti i comandamenti che Dio ci ha dato e che Gesù riassume nel comandamento della carità sono il frutto di un cuore mite, umile e puro, un cuore come quello di Gesù che in ogni istante si abbandona al Padre. Bambino dodicenne, rispondendo ai suoi genitori:  “non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio!?” E adulto, morente sulla croce: “Padre nelle tue mani affido il mio spirito.”

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