sabato 1 novembre 2014

Un gancio dal cielo

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (6,37 - 40 ) - Commemorazione dei fedeli defunti
In quel tempo, Gesù disse alla folla:  «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».


COMMENTO
In questa Domenica 2 novembre tutte le letture fanno centro sull’annuncio, sulla buona notizia della vita eterna, della vittoria  della vita sulla morte. In questo testo del Vangelo di Giovanni Gesù, dopo aver moltiplicato pane e pesci e sfamato oltre cinquemila uomini, si proclama come l’inviato di Dio Padre: inviato per compiere la sua volontà e raccogliere un’umanità persa e dispersa. Ecco perché egli si proclama anche come il buon pastore venuto a radunare le pecore disperse. 


Gesù dirà infatti più tardi: “io e il Padre siamo una cosa sola” ( Gv 10,30 ). Questa unità non è più solo sul piano divino, ma si cala nella nostra umanità perché il Figlio Gesù ha preso le nostre sembianze, le nostre debolezze, le conseguenze dei nostri peccati. In questo eterno abbraccio tra il Padre e il Figlio, tutto ciò che appartiene alla fragilità della nostra natura assunta dal Figlio viene bruciato dal fuoco dello Spirito, dall’eterno amore che unisce il Padre e il Figlio, da quell’eccesso di amore vissuto sulla croce sul Golgota.

Nessuno che si avvicina con fede al mistero del Figlio Gesù può sfuggire alla sua forza di salvezza, a questo fuoco d’amore che lega Gesù al Padre: l’amore per il quale Gesù ci è stato donato come mediatore e espiatore dei nostri peccati, e l’amore per il quale Gesù si è donato al Padre per portare tutti noi nella vita eterna.

La risurrezione nell’ultimo giorno è difatti l’esito finale della vittoria di Cristo, e anche della nostra vittoria se avremo fiducia in Lui, abbracciando tutta intera la realtà della sua persona: se ci affideremo a Lui con perseveranza, se ci nutriremo del suo corpo-cibo di vita eterna, se vivremo il suo stesso stile di vita improntato alla gratuità e al dono.

La nostra speranza è proprio questa: nel ciclo quotidiano di giorni e notti, arriverà un giorno, l’ultimo appunto, in cui il sole non tramonterà più; ci sarà un giorno senza tramonto, il giorno di Cristo, in cui la sua luce trionferà e per tutti coloro che in Lui hanno sperato non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” ( Ap 21,4 ).

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