Siamo in
Avvento, il tempo per eccellenza dell’Attesa. In questi
giorni nelle case fervono i preparativi, da chi corre nei negozi per completare
la lista dei regali, a chi tira fuori dalla soffitta o dal garage l’occorrente
per l’albero e per il presepe.
Nel cuore
si posa quella dolce patina di serenità che solo la parola Natale riesce a
suscitare, un’oasi di pace e di calore nel tempestoso mare della nostra epoca.
Siamo febbricitanti in vista di questo evento, di questa notte placida nella
quale brillerà la scintilla che renderà possibile la nostra salvezza.
Siamo
tutti in attesa, ma di chi, perché? Abbiamo disimparato ad attendere? Tante
volte mi sono soffermato ad osservare incuriosito il comportamento dell’amante
nell’attesa dell’amata; pochi minuti che però sembrano un’eternità.
Il
continuo guardare l’orologio (lo smartphone) nella speranza che quei
celeberrimi “5 minuti” siano effettivi e lei, o lui, compaia.
Un’attesa
che per qualcuno è nervosa, impaziente, a volte logorante. Se ci riflettiamo un
po’ su, buona parte della nostra vita, la passiamo ad attendere, un qualcuno o
un qualcosa, non vediamo l’ora che il tempo passi, vorremmo bruciare le tappe,
per poi a fine corsa accontentarci di una cenere ormai spenta di un tempo non
abitato.
Nessuno
ha più il gusto della vigilia, di quel lasso di tempo del’ ‘non ancora’; un
‘non ancora’ che noi vorremmo diventasse un subito, un’ora.
Questo
‘non ancora’ che per me è l’immagine del pollo, preparato alla Vigilia, per il
giorno dopo, il Natale appunto; ma anche il posto vuoto nella stalla di
Betlemme nel presepio di casa, o dei regali presenti e non scartati.
L’
Avvento può insegnarci questo, il saper attendere, il saper “tendere a…”,
essere come l’arco che si deve tendere per colpire il suo bersaglio, la nostra
esistenza può divenire un soave anelito a qualcosa di altro, a qualcosa di più,
a qualcosa di bello.
Ma
l’attesa non è un tempo ‘da riempire’, l’attesa è il tempo della preparazione,
del fare spazio.
Don
Tonino Bello disse, parlando di Maria come donna dell’attesa, che: “Attendere:
ovvero sperimentare il gusto di vivere. Hanno detto addirittura che la santità
di una persona si commisura dallo spessore delle sue attese. Forse è vero.”.
Non
so se sia vero, sicuramente so che se impariamo ad attendere, impareremo a
riciclare quel tempo che prima consideravamo sprecato: il tempo dell’attesa, il
tempo della vigilia.
Nessun commento:
Posta un commento
Lasciate un commento