di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,6-8. 19-28) - III Domenica di Avvento
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché
tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da
Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?». Egli confessò e
non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Che cosa
dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose:
«No». Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro
che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di
uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta
Isaia». Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli
dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».
Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che
voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di
sciogliere il legaccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del
Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
COMMENTO
Un giorno San Francesco d’Assisi rivolse al Signore questa preghiera: “O mio
Dio, chi sei Tu, e chi sono io?” La risposta alla prima domanda determina la
risposta alla seconda. Se non conosciamo il vero volto di Dio, anche noi
diventiamo degli sconosciuti a noi stessi e perdiamo il senso della nostra
origine e quindi del nostro destino e della nostra missione.
Giovanni Battista aveva una chiarissima consapevolezza del suo essere solo la
“voce” di Colui che era la Parola, la coscienza di avere la missione di
preparare la strada, di essere testimonianza della luce vera. Giovanni il
battezzatore è veramente un grande perché sa di essere piccolo rispetto a Colui
per il quale sta spendendo la sua vita.
L’umiltà la conosce e la può spiegare
solo chi coglie la grandezza di Dio. L’umiltà è si il risultato di un cammino
di ascesi e di mortificazione, a condizione però che a monte vi sia
un’esperienza di Dio che tocchi il cuore e che faccia decidere per Lui.
Il Papa Benedetto XVI, nell’occasione di un incontro per i religiosi e i
sacerdoti, disse che la più bella virtù che dobbiamo vivere è la trasparenza,
la pulizia; ci ha portato l’esempio del cristallo che nella sua limpidezza
lascia vedere e lascia passare la luce. L’umiltà non è silenzio (o comunque non
sempre), ma annuncio di una verità che salva e che si rivela in pienezza nella
persona di Gesù di Nazareth e di cui tutti siamo chiamati ad essere trasparente
manifestazione.
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