venerdì 10 luglio 2020

Quando una vita può diventare feconda

XV Domenica del TO anno A – 12 luglio 2020         



Dal Vangelo di Matteo (13,1-9):                       

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».


COMMENTO a cura di fra Damiano Angelucci da Fano

Nella più antica biografia di San Francesco d’Assisi si dice che egli non era mai stato un ascoltatore sordo del Vangelo; ma un giorno in particolare, mentre nella liturgia veniva letto il passo relativo all’invio da parte di Gesù degli apostoli, per andare a predicare senza possedere “né oro, né argento, né denaro …” il giovane Francesco non sopporta alcun ritardo a mettere in pratica quell’esortazione e, spogliandosi di tutto, comincia a predicare la conversione e la penitenza. 
Non si tratta di un automatismo, di una parola magica che agisce per il fatto stesso di essere ripetuta come fosse una parola d’ordine. Ma si tratta di una parola che trasmette una presenza, con una potenzialità enorme, e che ha bisogno di un terreno fertile per portare frutto. La fertilità è data dal desiderio profondo di Dio o comunque di quel “Tu” che potremmo ancora non conoscere ma che sinceramente ricerchiamo.

Difficilmente il Signore potrà manifestarsi e portare frutto in coloro che non cercano nulla al di fuori del proprio “io”, in coloro che ascoltano solo i sensi e non la profondità della coscienza, o in coloro che cercano un Dio a propria immagine, secondo il proprio gusto.

In questa parabola il Signore pone dunque una distinzione non a livello di appartenenza o meno ad un gruppo religioso, ma a livello della coscienza, della disponibilità ad accogliere la sua Parola come senso della nostra vita. Questo è propriamente il terreno buono che permetterà al Signore, presto o tardi, di portare frutti di misericordia e di giustizia là dove ci troveremo.

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