venerdì 24 aprile 2015

Il Buon Pastore: obbediente e quindi libero

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (10, 11-18 ) - IV Domenica di Pasqua
Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga (e il lupo le rapisce e disperde), perché è mercenario e non si cura delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore. Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio».

COMMENTO
Il pastore buono con cui Gesù si identifica è assolutamente unico, più teorico che reale, al di là di tutti i pastori ipotizzabili: perché a dire il vero normalmente il pastore è proprio un “mercenario” che commercia e si guadagna il pane da vivere utilizzando come valore di scambio la vita delle sue pecore. Nessun allevatore di bestiame di questo mondo, dotato di un minimo di buon senso, accetterebbe di sacrificare la sua vita per non fare morire i suoi animali, fosse anche l’intero gregge o l’intera mandria.


Ma qui si parla di un pastore unico nel suo genere, IL buon pastore, un pastore che pur di far arrivare le sue pecore nell’ovile della vita eterna è disposto, Lui si che è disposto a farlo!, ad accettare di passare attraverso il travaglio della morte.

Secondo aspetto di questo brano: il Buon pastore-Gesù ha il potere di donare la vita, (depositarla, dice la nuova traduzione) e di riprenderla  e fa tutto questo riproducendo ciò che il Padre gli ha comunicato, nella perfetta obbedienza a Lui; Gesù non agisce da solo e anzi proprio perché agisce su ordine del Padre suo è totalmente libero e ha il potere di deporre la sua vita e di riprenderla. 

Ci troviamo di fronte un paradosso un modo di pensare totalmente distante dal modo di pensare corrente, l’assurdo di un uomo che è libero perché totalmente obbediente. Ma il punto è a chi prestare il nostro assenso. Nessun uomo è un’isola, titolava un celebre romanzo di Thomas Merton, e la totale libertà non esiste su questa terra, ma è più vero che in un modo o in un altro siamo legati nostro malgrado a eventi e persone che non possiamo controllare e gestire in piena autonomia. Se prendessimo coscienza di questo capiremmo che c’è un’unica possibilità di essere pienamente liberi ed è quella di affidare la nostra esistenza a Colui che ce l’ha donata perché più di ogni altro il Padre Nostro che è nei Cieli sa di cosa ha bisogno il nostro cuore e cosa può saziare il nostro intimo desiderio di felicità: accogliere la vita, donarla , per poi riprenderla.

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